La Societa' di navigazione "Tirrenia (Flotte Riunite Florio-Citra) 1932/1936
I traffici ordinari rispetto
all’anno precedente erano quasi d’appertutto in flessione con pesanti
cadute sulla linea n.2 Palermo-Tunisi e
sulla Palermo-Tripoli o mostravano insignificanti segni di miglioramento,come
qualche linea coloniale,con la sola eccezione della Massua-Suez,dove si
realizzava un incremento del 26,5%.Anche nel 1935 la Compagnia distribui’ al
capitale azionario utili del 6%,grazie a un utile complessivo d’esercizio di
5,8 milioni malgrado intanto la sovvenzione dello Stato,”in seguito alla
revisione triennale del prezzo del combustibile,fosse stata ridotta di quasi
tre milioni e mezzo.Il 1935 fu l’anno in cui la Famiglia Florio,che un decennio
prima aveva fondato la compagnia di navigazione da cui ebbe origine la Tirrenia,veniva
definitivamente estromessa dalla Societa’.Anche la Tirrenia si avviava verso la
liquidazione,non gia’ per un dissesto finanziario bensi’ per una precisa
volonta’ politica del Governo Italiano.Il 1936 era stato soddisfacente per la
Compagnia,che se aveva avuto un forte aumento di spese,aveva ottenuto un
maggiore introito per l’aumento dei traffici lungo le rotte africane,che
miglioravano la situazione finanziaria dell’azienda.Ma la messa in liquidazione
della Compagnia era gia’ decisa da tempo.Negli ultimi anni,lo Stato si era
fortemente impegnato nel campo marittimo con pesanti
oneri,intervendo-attraverso l’IRI-nel salvataggio della Banca Commerciale e del
Credito Italiano,entrambe con forti interessi in compagnie di navigazione,e
nella liquidazione dell’Istituto Italiano di Credito Marittimo,che aveva il
controllo della Navigazione Generale Italiana e della Italia Flotte Riunite.E
cominciava a farsi strada la necessita’ di una completa riorganizzazione dei
servizi e di una loro statizzazione attraverso la creazione di nuove societa’
di navigazione controllate da una finanziaria dell’IRI,che dovevano sostituire
le vecchie compagnie,alcune delle quali si trovavano in grosse difficolta’:
l’Italia subiva pesantemente le conseguenze negative della crisi del turismo
internazionale,la Cosulich non riusciva a fare gli ammortamenti normali,il
Lloyd Triestino era sull’orlo del dissesto,avendo gia’ perduto i tre quarti del
suo capitale azionario.Le condizioni della Tirrenia venivano invece considerate normali,ma e’ indubbio che,per
quanto disponibile potesse essere ad assecondare le esigenze del governo
italiano,essa non avesse la struttura organizzativa per assicurare tutti i
servizi che l’impero appena costituito in Etiopia richiedeva,tra cui il
trasferimento oltremare di 5 milioni di italiani.Nel Maggio 36 si decise
percio’ di dare,a decorrere dal successivo 1 gennaio 1937 un nuovo assetto all’attivita’
armatoriale,che con RDL 7 dicembre 1936 veniva concentrata in un minor numero
di societa’ e suddivisa per settori di traffico,coordinando le linee in modo da
evitare inutili e costosi doppioni allo scopo di raggiungere la migliore
armonizzazione ed il maggior rendimento con la massima economia di spesa.Diversamente
che nel 1932,quando per meglio riorganizzare i servizi si punto’ tutto sulla
fusione di alcune societa’,nel 1936 si ritenne opportuno puntare su nuove
societa’di navigazione costituite interamente con capitali pubblici,in sostituzione
delle antiche societa’ a prevalente capitale pubblico,fortemente indebitate.Con
tale sistema,a pagare i debiti delle vecchie compagnie non era soltanto lo
Stato,attraverso l’IRI titolare di parecchi pacchetti di maggioranza,ma anche i
privati titolari di una parte delle azioni,mentre le nuove compagnie potevano
continuarne l’ attivita’senza il fardello del pesante indebitamento.Le
compagnie Libera Triestina,Societa’ Veneziana di Navigazione a
vapore,Cosulich,Adria e Sarda venivano pertanto poste in liquidazione e cosi’
pure la Tirrenia,il Lloyd Triestino,l’Italia e l’Adriatica,sostituite pero’
queste ultime da una nuova Tirrenia,un nuovo Lloyd Triestino,una nuova Italia e
una nuova Adriatica,promosse appositamente dall’IRI.La nuova Tirrenia,con sede
centrale a Napoli e succursali a
Genova,Palermo e Fiume,acquisiva anche le linee gestite dalla Sarda,il periplo
italico e i servizi nel Mediterraneo occidentale e per il Nord Europa.Al nuovo
Lloyd Triestino,con sede a Trieste e succursali a Genova,Napoli e
Venezia,passavano i servizi oltre Suez e Gibilterra,per il Medio ed Estremo
Oriente,l’Africa Orientale e l’Australia.La nuova Italia,con sede a Genova e succursali a Trieste,Napoli e
Palermo,otteneva le 11 linee per le Americhe,mentre la nuova Adriatica,con sede
a Venezia e succursali a Trieste,Genova,Fiume,Bari e Napoli,oltre ad alcune
linee locali,otteneva i servizi per l’Egitto,il Levante e il Mar Nero.Dopo
dieci giorni l’emanazione del decreto di riorganizzazione dei servizi
marittimi,a Roma si costituivano contemporaneamente,presso due diversi notai,La
Societa’ Finanziaria Marittima(Finmare),filiale autonoma dell’IRI,e la nuova
Tirrenia.Scopo della Finmare era quello di assumere partecipazioni azionarie
nelle societa’ Italia,Lloyd Triestino,Tirrenia e Adriatica,in fase di
costituzione.Lo stesso giorno,nello studio del notaio Paolo Castellini in
Roma,il piu’ ricercato dalle compagnie di navigazione,si costituiva la
“Tirrenia,Societa’ anonima di navigazione” con capitale di 15
milioni(aumentabile a 150 milioni),ripartito in 30.000 azioni,di cui 29.960
sottoscritte dall’IRI,20 dal Dr.Ferdinando Pedone,nato a Palermo,e 20 del
rag.Fedele Romano,nato a Lercara Friddi.Del suo C d’A facevano parte anche
Ignazio Florio e l’avv.Marchesano,ma come per la Finmare,anche per la nuova
Tirrenia la proprieta’ apparteneva interamente all’IRI,perche’ gli altri soci
con venti azioni se non erano funzionari dello stesso istituto erano certamente
persone ad esso assai vicine.Lo stesso IRI in precedenza si era preoccupato di
concordare con gli amministratori delegati della vecchia Tirrenia in 287
milioni il valore delle 42 navi della Compagnia,in attesa di designare gli enti
ai quali dovevano essere cedute in vendita.Ormai tutto era pronto per l’atto
finale .Il 30 dicembre 1936,l’assemblea dei soci della vecchia Tirrenia
stabiliva il cambiamento della denominazione della societa’”Sicula-Napoletana
di Navigazione”, il trasferimento della flotta alla nuova Tirrenia e al Lloyd
Triestino,che si accollavano anche il debito verso il Consorzio delle Opere
Pubbliche,e la messa in liquidazione della Compagnia,che si protrasse per
parecchi anni.Ma almeno nel caso della vecchia Tirrenia non sembra che i pochi
soci ci rimettessero,se nel febbraio successivo si prevedeva che le sue azioni
potessero liquidarsi al 130% del valore nominale.Linch,titolare di 4000 azioni
ex Tirrenia,ottenne anche la direzione del Lloyd Triestino in liquidazione.A
rimetterci certamente fu l’IRI,che per ottenere definitivamente le azioni
Tirrenia dei Florio aveva dovuto accollarsi i pesanti debiti della Finanziaria
Florio,con una perdita secca di 40 milioni di lire.
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