domenica 18 giugno 2017



La Societa' di navigazione "Tirrenia (Flotte Riunite Florio-Citra) 1932/1936

I traffici ordinari rispetto all’anno precedente erano quasi d’appertutto in flessione con pesanti cadute  sulla linea n.2 Palermo-Tunisi e sulla Palermo-Tripoli o mostravano insignificanti segni di miglioramento,come qualche linea coloniale,con la sola eccezione della Massua-Suez,dove si realizzava un incremento del 26,5%.Anche nel 1935 la Compagnia distribui’ al capitale azionario utili del 6%,grazie a un utile complessivo d’esercizio di 5,8 milioni malgrado intanto la sovvenzione dello Stato,”in seguito alla revisione triennale del prezzo del combustibile,fosse stata ridotta di quasi tre milioni e mezzo.Il 1935 fu l’anno in cui la Famiglia Florio,che un decennio prima aveva fondato la compagnia di navigazione da cui   ebbe origine la Tirrenia,veniva definitivamente estromessa dalla Societa’.Anche la Tirrenia si avviava verso la liquidazione,non gia’ per un dissesto finanziario bensi’ per una precisa volonta’ politica del Governo Italiano.Il 1936 era stato soddisfacente per la Compagnia,che se aveva avuto un forte aumento di spese,aveva ottenuto un maggiore introito per l’aumento dei traffici lungo le rotte africane,che miglioravano la situazione finanziaria dell’azienda.Ma la messa in liquidazione della Compagnia era gia’ decisa da tempo.Negli ultimi anni,lo Stato si era fortemente impegnato nel campo marittimo con pesanti oneri,intervendo-attraverso l’IRI-nel salvataggio della Banca Commerciale e del Credito Italiano,entrambe con forti interessi in compagnie di navigazione,e nella liquidazione dell’Istituto Italiano di Credito Marittimo,che aveva il controllo della Navigazione Generale Italiana e della Italia Flotte Riunite.E cominciava a farsi strada la necessita’ di una completa riorganizzazione dei servizi e di una loro statizzazione attraverso la creazione di nuove societa’ di navigazione controllate da una finanziaria dell’IRI,che dovevano sostituire le vecchie compagnie,alcune delle quali si trovavano in grosse difficolta’: l’Italia subiva pesantemente le conseguenze negative della crisi del turismo internazionale,la Cosulich non riusciva a fare gli ammortamenti normali,il Lloyd Triestino era sull’orlo del dissesto,avendo gia’ perduto i tre quarti del suo capitale azionario.Le condizioni della Tirrenia venivano invece  considerate normali,ma e’ indubbio che,per quanto disponibile potesse essere ad assecondare le esigenze del governo italiano,essa non avesse la struttura organizzativa per assicurare tutti i servizi che l’impero appena costituito in Etiopia richiedeva,tra cui il trasferimento oltremare di 5 milioni di italiani.Nel Maggio 36 si decise percio’ di dare,a decorrere dal successivo 1 gennaio  1937 un nuovo assetto all’attivita’ armatoriale,che con RDL 7 dicembre 1936 veniva concentrata in un minor numero di societa’ e suddivisa per settori di traffico,coordinando le linee in modo da evitare inutili e costosi doppioni allo scopo di raggiungere la migliore armonizzazione ed il maggior rendimento con la massima economia di spesa.Diversamente che nel 1932,quando per meglio riorganizzare i servizi si punto’ tutto sulla fusione di alcune societa’,nel 1936 si ritenne opportuno puntare su nuove societa’di navigazione costituite interamente con capitali pubblici,in sostituzione delle antiche societa’ a prevalente capitale pubblico,fortemente indebitate.Con tale sistema,a pagare i debiti delle vecchie compagnie non era soltanto lo Stato,attraverso l’IRI titolare di parecchi pacchetti di maggioranza,ma anche i privati titolari di una parte delle azioni,mentre le nuove compagnie potevano continuarne l’ attivita’senza il fardello del pesante indebitamento.Le compagnie Libera Triestina,Societa’ Veneziana di Navigazione a vapore,Cosulich,Adria e Sarda venivano pertanto poste in liquidazione e cosi’ pure la Tirrenia,il Lloyd Triestino,l’Italia e l’Adriatica,sostituite pero’ queste ultime da una nuova Tirrenia,un nuovo Lloyd Triestino,una nuova Italia e una nuova Adriatica,promosse appositamente dall’IRI.La nuova Tirrenia,con sede centrale a Napoli e succursali  a Genova,Palermo e Fiume,acquisiva anche le linee gestite dalla Sarda,il periplo italico e i servizi nel Mediterraneo occidentale e per il Nord Europa.Al nuovo Lloyd Triestino,con sede a Trieste e succursali a Genova,Napoli e Venezia,passavano i servizi oltre Suez e Gibilterra,per il Medio ed Estremo Oriente,l’Africa Orientale e l’Australia.La nuova Italia,con sede a Genova  e succursali a Trieste,Napoli e Palermo,otteneva le 11 linee per le Americhe,mentre la nuova Adriatica,con sede a Venezia e succursali a Trieste,Genova,Fiume,Bari e Napoli,oltre ad alcune linee locali,otteneva i servizi per l’Egitto,il Levante e il Mar Nero.Dopo dieci giorni l’emanazione del decreto di riorganizzazione dei servizi marittimi,a Roma si costituivano contemporaneamente,presso due diversi notai,La Societa’ Finanziaria Marittima(Finmare),filiale autonoma dell’IRI,e la nuova Tirrenia.Scopo della Finmare era quello di assumere partecipazioni azionarie nelle societa’ Italia,Lloyd Triestino,Tirrenia e Adriatica,in fase di costituzione.Lo stesso giorno,nello studio del notaio Paolo Castellini in Roma,il piu’ ricercato dalle compagnie di navigazione,si costituiva la “Tirrenia,Societa’ anonima di navigazione” con capitale di 15 milioni(aumentabile a 150 milioni),ripartito in 30.000 azioni,di cui 29.960 sottoscritte dall’IRI,20 dal Dr.Ferdinando Pedone,nato a Palermo,e 20 del rag.Fedele Romano,nato a Lercara Friddi.Del suo C d’A facevano parte anche Ignazio Florio e l’avv.Marchesano,ma come per la Finmare,anche per la nuova Tirrenia la proprieta’ apparteneva interamente all’IRI,perche’ gli altri soci con venti azioni se non erano funzionari dello stesso istituto erano certamente persone ad esso assai vicine.Lo stesso IRI in precedenza si era preoccupato di concordare con gli amministratori delegati della vecchia Tirrenia in 287 milioni il valore delle 42 navi della Compagnia,in attesa di designare gli enti ai quali dovevano essere cedute in vendita.Ormai tutto era pronto per l’atto finale .Il 30 dicembre 1936,l’assemblea dei soci della vecchia Tirrenia stabiliva il cambiamento della denominazione della societa’”Sicula-Napoletana di Navigazione”, il trasferimento della flotta alla nuova Tirrenia e al Lloyd Triestino,che si accollavano anche il debito verso il Consorzio delle Opere Pubbliche,e la messa in liquidazione della Compagnia,che si protrasse per parecchi anni.Ma almeno nel caso della vecchia Tirrenia non sembra che i pochi soci ci rimettessero,se nel febbraio successivo si prevedeva che le sue azioni potessero liquidarsi al 130% del valore nominale.Linch,titolare di 4000 azioni ex Tirrenia,ottenne anche la direzione del Lloyd Triestino in liquidazione.A rimetterci certamente fu l’IRI,che per ottenere definitivamente le azioni Tirrenia dei Florio aveva dovuto accollarsi i pesanti debiti della Finanziaria Florio,con una perdita secca di 40 milioni di lire. 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