giovedì 23 febbraio 2017

La Societa' di navigazione "Tirrenia(Flotte Riunite Florio-Citra)" 1932/1936

Nel Giugno del 1934,l’Iri prese in considerazione l’opportunita’ di acquistare dall Finanziaria Florio,che si avviava alla liquidazione e le era debitrice,le azioni Tirrenia e Tonnare Florio.Ma a fine 1934 ,quando esso aveva gia’ acquistato le azioni Tirrenia in possesso della Italia Societa’ di Navigazione ,portando la sua partecipazione diretta nella Compagnia a 56.831 azioni,la Finanziaria Florio deteneva ancora la proprieta’ delle sue azioni Tirrenia,affidate tuttavia al controllo dello stesso Iri,che cosi’ controllava il 79,3% dell’intero pacchetto azionario della Compagnia,la quale a ssua volta continuava a possedere il 100% della Societa’ Sarda di Navigazione e della Societa’ Agenzie Florio,oltre a 10.000 azioni Societa’ Grandi Alberghi Siciliani.Afine 1934 le spese industriali generali,rispetto al 1933 erano intanto aumentate di 8 milioni,a causa soprattutto della manutenzione ordinaria e straordinaria della flotta,che gradatamente sostituiva la combustione a carbone con quella a nafta e veniva dotata di servizi igienici piu’razionali e moderni.Cio’ comportava un aumento della spesa di manutenzione ordinaria da 7,9 a 9,2 milioni,e di manutenzione straordinaria da 4,9 a 10,4 milioni.In aumento erano anche le spese per il pagamento dei diritto di transito del canale di Suez,di assicurazione e previdenza sociale e di amministrazione.Le maggiori spese venivano coperte da economie nell’acquisto del combustibile,il cui costo era diminuito,e da una sensibile riduzione delle spese di assicurazione della flotta,ma soprattutto dall’incremento dei proventi straordinari,passati in un anno da poco piu’ di un milione a quasi nove milioni,in conseguenza dei servizi straordinari effettuati per conto del Governo.L’Italia si preparava alla guerra d’Etiopia e cominciava ad ammassare in Eritrea uomini e mezzi,ricorrendo alle navi della Tirrenia,che a fine anno risultava creditrice dello Stato di oltre 6 milioni di lire per i servizi svolti per conto del Comando deposito truppe coloniali,dal governo della Somalia e del governo dell’Eritrea.A fine 1934 fu percio’ necessario acquistare dal Lloyd Triestino,con una spesa di poco piu’ di un milione,il piroscafo Milano,che pero’ nei mesi successivi dovette essere sottoposto a lavori straordinari per quasi cinque milioni. 
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La Societa' di navigazione "Tirrenia(Flotte Riunite Florio-Citra)" 1932/1936


                                                                       
Il piu’ grosso problema che la Tirrenia dovette affrontare subito dopo la sua costituzione furono le conseguenze della “grande crisi” mondiale,che nel settore dei trasporti marittimi provocava una sensibile contrazione dei traffici e quindi delle entrate.In Italia i contraccolpi furono piu’ gravi che altrove,”sia per le maggiori tariffe sia per la politica di apprezzamento della moneta attuata dal regime e la contrazione del nostro interscambio con l’estero sceso tra il 1929 ed il 1932  ad un terzo del valore mentre in quantita’ rimase circa sui due terzi dei livelli precedenti alla crisi,da cui scaturi’ una riduzione della produttivita’ dei traffici,anche a parita’ di tonnellaggio”In effetti,i dati sulla consistenza del trasporto marittimo di passeggeri e di merci mostrano tra il 1930 e il 1932 una caduta verticale e,soprattutto sulle linee internazionali,toccano livelli che fanno considerare il 1932 il peggiore degli anni Trenta.La Tirrenia effettuava i servizi giornalieri Napoli.Palermo,Palermo-Napoli,Civitavecchia-Terranova,Terranova-Civitavecchia;settimanali Napoli-Palermo-Tunisi e ritorno,Genova-Livorno-Bastia-Porto Torres e ritorno,Civitavecchia-Cagliari e ritorno,Napoli.Cagliari e ritorno,Napoli-Siracusa-Tripoli e ritorno,Siracusa-Malta-Tripoli e ritorno,Napoli-Siracusa-Bengasi;quattordicinali Napoli-Palermo-Tripoli e ritorno,mensili Genova-Massaua-Mogadiscio-Zanzibar e ritorno;e ancora servizi periodici di collegamento tra Genova e Livorno con la Sicilia,la Sardegna,la Tunisia,la Libia,l’Eritrea e la Somalia.Essa cioe’ gestiva soprattutto linee nazionali e,poiche’ la contrazione piu’ forte si verificava sulle rotte internazionali,era sicuramente meno colpita di altre compagnie,ma non poteva sfuggire del tutto alla crisi,che non poteva certo superarsi con un incremento del numero degli sposi in viaggio di nozze a Roma,ai quali-su direttiva del governo-si era deciso di concedere speciali facilitazioni,estese anche ad altri passeggeri”in occasione di manifestazioni politiche,scientifiche,sportive,in Italia e nelle Colonie.Il rimedio piu’ appropriato apparve percio’”un rigido controllo di tutte le spese”.La fusione in effetti consenti’ una notevole riduzione delle spese e la compagnia pote’chiudere l’anno con un attivo di quasi cinque milioni,che permettevano di distribuire al capitale azionario utili del 6%.Il patrimonio veniva aumentato con l’acquisto a Napoli,a condizioni favorevoli,di palazzo Sirignano,destinato a sede della direzione.I debiti della societa’ continuavano a essere rilevanti(3 343.157.584,di cui £ 312.834.000 a favore del consorzio di Credito per le Opere Pubbliche),ma erano interamente consolidati sino al 1946 attraverso lo sconto della sovvenzione statale e si riteneva che “pur nelle attuali condizioni di depressione dei traffici,l’ammortamento dei debiti fosse in parallelo con quello industriale della flotta durante il periodo della convenzione medesima,in modo cioe’ che all’eqilibrio economico corrisponde l’equilibrio finanziario”.Nel 1946,dopo l’estinsione integrale del debito verso il Consorzio di Credito per le Opere pubbliche,la flotta della Tirrenia avrebbe avuto in bilancio un valore di 41,5 milioni,ma i tecnici prevedevano un valore effettivo pari al doppio.Proprio nei giorni in cui l’assemblea generale dei soci della Tirrenia approvava il bilancio del 1932(30 Marzo 1933),cominciava a maturare il passaggio del pacchetto azionario detenuto dalla Sofindit,che si avviava verso la liquidazione,all’Iri,l’Istituto per la ricostruzione industriale fondato da Mussolini nel gennaio precedente,dopo colloqui con il ministro delle finanze Jung,presidente della stessa finanziaria.Da qualche giorno essa aveva infatti svalutato  il suo capitale azionario da trecento a cento venti milioni,per riportarlo subito dopo a trecento,e contemporaneamente aveva ottenuto dall’ Iri di convertire parte del suo credito verso di essa in capitale azionario sino a £ 299.880.000.Il passaggio della Sofindit all’Iri significava anche il trasferimento a un’azienda pubblica del controllo-se non ancora della piena proprieta’-di 100.000 azioni della Tirrenia    (le 49.760 di proprieta’ della Sofindit e le 50.200 di proprieta’ della Finanziaria Florio,gia’ controllata dalla Comit e ora dalla Sofindit)sulle 130.000 che costituivano l’intero pacchetto azionario.Cio’ mise in forte agitazione gli amministratori delegati della Tirrenia,Linch e Ciano,i quali in pochi mesi dopo,assieme al presidente della Finanziaria Florio Dr. Bruno Dolcetta,direttore centrale della Comit,si posero alla testa di un Sindacato di controllo azioni Tirrenia,che entro dicembre 1933 avrebbero dovuto acquistare le 100.000 azioni in mano alla Sofindit,allo scopo “di concorrere alla ricostruzione economica nazionale col restituire alla”Tirrenia” mediante il rilievo dalla “Sofindit” del pacco di maggioranza delle azioni Tirrenia,ed il parziale,tempestivo e stabile collocamento delle medesime nel pubblico risparmiatore,il suo carattere di unita’ economica privata,assicurandone nel contempo l’amministrazione ed il funzionamento nell’ambito dell’economia corporativa,disciplinata dal Governo Nazionale.Il riferimento alla volonta’ di restituire alla Compagnia “il suo carattere di unita’ economica privata”,attraverso il “parziale ,tempestivo e stabile collocamento delle medesime azioni nel pubblico risparmiatore,dimostra il chiaro proposito di sottrarsi al controllo dell’Iri.I promotori del Sindacato riuscirono a trovare ventisette sottoscrittori per i primi trenta milioni-tra i quali Giovanni Agnelli per 5 milioni,Linch per 4,Rocco e Carlo Piaggio per 4,Agostino Notari per 3,Edoardo Agnelli per 2,Alessandro Ciano per 1,3,Giacomo Medici del Vasscello per 1,2,le sorelle Costanza Igea Florio in Salviati e Giulia Florio per 1 ognuna,Bruno Dolcetta per 1,Feltrinelli per 1,Giuseppe Marchesano per 0,5,ecc-ma l’operazione non sembra sia piu’ andata avanti .In ogni caso,malgrado l’Iri finisse col controllare i tre quarti delle azioni Tirrenia,negli anni successivi la Compagnia continuo’ a essere gestita ancora dall’antico Cd’A,con Linch e Ciano consiglieri delegati.Nel corso del 1933 l’andamento dei traffici rimase stazionario,ma la Compagnia riusci’ a realizzare altre economie nelle spese di esercizio:Il piroscafo Tocra fu venduto per demolizione e si effettuarono lavori di riclassifica e ricostruzione per circa dieci milioni di lire ai piroscafi Garibaldi,Firenze e Somalia,lavori che riguardarono talora anche la trasformazione della combustione del carbone a nafta e che furono affidati ai cantieri napoletani”seguendo le  direttive del Governo”a dimostrazione che ormai Napoli aveva sostituito  definitivamente Palermo nelle scelte del governo  relative alla ex flotta Florio e che la Tirrenia di siculo non conservava piu’ niente.Le spese industriali e generali ammontavano a quasi 95 milioni,a fronte di un introito di 66  milioni.La sovvenzione copriva pero’ il pesante deficit e gli ammortamenti,lasciando anche un utile di quasi 5 milioni,che consentiva la distribuzione di un dividendo del 6% agli azionisti,che risultavano  i seguenti:Sofindit,Finanziaria Florio,Ing. Linch,Navigazione Generale Italiana,Italia Flotte Riunite,Cantioeri Navali Riuniti,Cantieri del Tirreno,Franco Tosi,SFI.Su 22 linee esercitate,ben 8 erano deficitarie,perche’ i proventi da esse fornitee le corrispondenti sovvenzioni statali non riuscivano a coprire le spese e gli ammortamenti.Fortemente deficitarie si rivelavano la Genova-costa occidentale Sarda-Palermo,la Genova-Tunisi e la Palermo-Tunisi.con saldi negativi attorno al milione e mezzo di lire ciascuna,ma anche la Genova-Alessandria,la Genova costa adriatica(orientale)sarda-Palermo e la Massaua-Suez fornivano pesanti perdite,ben superiori al mezzo milione ciascuna.Le altre 14 linee fornivano invece degli utili che coprivano anche le perdite delle linee deficitarie,consentendo complessivamente un saldo attivo di oltre dieci milioni di lire.Le linee migliori erano la Genova-Chisimajo con saldo attivo di quasi sette milioni;la Napoli-Palermo e la Civitavecchia-Terranova con saldi attivi di oltre tre milioni ciascuna;la Napoli –Cagliari ,la Siracusa-Bengasi e la Massaua-Zanzibar con saldi attivi superiori al milione ciascuna.Se pero’ consideriamo soltanto i proventi e le spese,senza ammortamenti  e sovvenzioni,rileviamo come le linee migliori fossero la Civitavecchia-Terranova con un utile di quasi due milioni;la Napoli-Bengasi e la Genova Chisimajo,le tre sole linee che riuscivano a coprire interamente le spese con i proventi.Le altre 19 linee,senza la sovvenzione statale,avrebbero chiuso la gestione in perdita,talora addirittura per forti somme.
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La Societa' di navigazione "Tirrenia(Flotte Riunite Florio-Citra)" 1932/1936

                                                                     
  
LA SOCIETA’ DI NAVIGAZIONE “TIRRENIA(FLOTTE RIUNITE FLORIO-CITRA)”                                                                              1932/1936    


La crisi economica Americana del 1929,spingendo al ritorno in patria una parte degli emigrati,aveva inizialmente avvantaggiato le compagnie di navigazione italiane,ma presto il flusso dei passeggeri si ridusse notevolmente e l’entrata in servizio di grandissimi piroscafi come il REX e il CONTE DI SAVOiA finiva per rivelarsi un grosso  errore.Le difficolta’ da esse attraversate convincevano,alla fine del 1931,il governo fascista dell’opportunita’ di seguire l’esempio dei governi tedesco,statunitense e giapponese,e di concentrare le quindici imprese concessionarie di servizi marittimi sovvenzionati in quattro grandi societa’:pochi mesi dopo venivano cosi’ costituite la Tirrenia,l’Italia e l’Adriatica in aggiunta al vecchio Lloyd Triestino.La Tirrenia nasceva dalla fusione,dichiarata dal governo di “pubblico interesse” tra la “Florio-Societa’ Italiana di Navigazione”e la “Compagnia italiana Transatlantica”(Citra).La prima era stata fondata nel dicembre 1925 dall’industriale palermitano Ignazio Florio e dal fratello Vincenzo_eredi di una famiglia che nel 1881 aveva dato all’Italia la Navigazione Generale Italiana,la piu’ grande compagnia di navigazione del Mediterraneo dopo le Messaggeries Maritimes di Marsiglia-allo scopo di gestire  i servizi marittimi sovvenzionati del basso Tirreno e diramazioni nel Nord Africa,con una sovvenzione governativa di £23.650.000,aumentata a £ 35.475.000 nel 28,che le aveva consentito di distribuire nell’ultimo triennio dividendi  del 5-6%.Il suo capitale azionario di 50.000.000 di lire apparteneva ormai quasi interamente alla Societa’ Finanziaria Induastriale  Italiana  di Milano(Sofindit),presieduta dal futuro ministro delle finanze Guido Jung,palermitano,che all’inizio degli anni Trenta aveva rilevato le partecipazioni azionarie della Banca Commerciale  Italiana in 400 industrie,a alla stessa Comit,che controllava l’indebitatissima Societa’ Finanziaria Florio,titolare a sua volta di circa la meta’ delle azioni della societa’ di navigazione,largamente assorbite dai debiti verso la stessa banca,che gia’ per suo conto attraversava momenti difficilissimi.Anche la Citra era stata fondata nel 1925,a Genova,per gestire i servizi sovvenzionati marittimi dell’ Alto Tirreno e alcune linee per il Nord  e per l’Africa Orientale.E anche il suo capitale azionario di 60.000.000 di lire era finito in buona parte a una banca,il Credito Italiano,che lo aveva poi ceduto alla societa’ Finanziaria Italiana di Milano(Sfi) presieduta da Mario Rossello.Mentre pero’ la Florio,grazie all’aumento del 50%  della sovvenzione iniziale e ad altre agevolazioni,era riuscita a conservare integro sino al 1932 il suo capitale azionario,la Citra,che non sembra fosse riuscita a ottenere un miglioramento della sovvenzione iniziale,aveva subito nel biennio precedente quasi dieci milioni di perdite e al momento della fusione si ritrovava con un capitale azionario ridotto a circa un quarto;il suo apporto alla nuova societa’,in considerazione delle passivita’,fu infatti valutato in appena 15 milioni e 800.000 lire nette.Piu’ che fondersi con la Citra,la Florio percio’ assorbiva la compagnia genovese,realizzando un ottimo affare,perche’ acquisiva un patrimonio navale in gran parte  nuovo a condizioni relativamente modeste.Non a caso,infatti,si parlava di “apporto da parte delle Citra alla Florio della propria flotta e relativi corredi e dotazioni e provviste di bordo e nei magazzini”per una valutazione di £ 131.600.000.L’apporto attivo della Citra era pero’ in gran parte assorbito dai debiti ipotecari sulla flotta: £ 5.800.000 a favore del Consorzio Sovvenzioni Valori Industriali e £ 112.800.000 a favore del Consorzio di Credito per le Opere Pubbliche.Solo questi ultimi venivano accollati alla Florio,conteggiandoli per  £ 110.000.000.Il saldo attivo di £ 15.800.000 veniva pagato alla Citra con obbligazioni al 5% del Consorzio di Credito per le Opere Pubbliche,per un importo di £ 800.000,e con 30.000 azioni del valore nominale di £ 500 cadauna,per un importo di £ 15.000.000 emesse al momento della fusione nell’aprile del 1932.La nuova societa’,che adottava lo statuto della Florio opportunamente modificato,assumeva la denominazione di “Tirrenia(Flotte Riunite Florio-Citra)”-con sede di rappresentanza a Roma,direzione generale,sede di armamento e di esercizio a Napoli,sedi compartimentali a Genova e Palermo-e subentrava alle due cessate compagnie nelle convenzioni  marittime con lo Stato e nella sovvenzione annua di £ 78.575.000.La scelta di Napoli come sede di armamento ed esercizio era una vera e propria imposizione del Governo a danno di Genova e Palermo,”una iniziativa ardita che intanto pote’ realizzarsi in quanto imposta dall’alto,tacitando qualsiasi protesta”.Il capitale sociale veniva stabilito in 65 milioni e ripartito in 130.000 azioni(78.000 di categoria A e 52.000 di categoria B)da £ 500 cadauna(100.000 ai soci ex Florio e 30.000 ai soci ex Citra),in larga maggioranza nelle mani della Sofindit e della Finanziaria Florio,che a fine 1932  possedevano rispettivamente 50.060 (38,5%) e 46.200 azioni (35,5%).Il patrimonio era costituito soprattutto dai 40 piroscafi delle due cessate compagnie,dall’eta’ media  di circa 10 anni e per una stazza lorda di 205.000 tonnellate.Comprendeva anche 94 azioni da £ 1.000 della S.A. Cassa liquidazione per le operazioni a termine  s/merci,350 azioni da £ 200 della S.A: Ente Bacini di Genova,510 azioni da £ 500(solo parzialmente versate)della S.A. Calatimbar di Genova,120 azioni da £ 1.000 della S.A. Espresso Bagagli di Genova,conferite dalla ex Citra  e valutate complessivamente £ 529.000;L’intero pacchetto azionario per un capitale  nominale di 5 milioni della Societa’ Sarda di Navigazione,che gestiva i servizi locali della Sardegna con una sovvenzione annua di £ 4.064.000;e ancora l’intero pacchetto azionario della Societa’ Agenzie Florio(5.000 azioni del valore nominale di £ 500 cadauna),2.250 azioni della Finanziaria Florio per complessive £ 25.000 e 10.000 azioni della Societa’ Grandi Alberghi Siciliani(per complessive £ 200.000),la societa’ cui apparteneva l’albergo Villa Igea di Palermo: si trattava di azioni  che in vari tempi i Florio avevano ceduta alla ex Florio-Societa’ di Navigazione,ormai completamente svalutate,se un anno dopo il valore a bilancio corrispondeva per le azioni della Finanziaria Florio a £ 11 cadauna(valore nominale  £500) e per le azioni Sgas a £ 20 (valore nominale  £ 100).Il bassissimo valore delle azioni della Finanziaria Florio,che pure nominalmente deteneva oltre un terzo della Tirrenia,era la conseguenza del suo grave indebitamento nei confronti della Comit.A presiedere il C d’A della nuova compagnia venne chiamato l’ammiraglio conte Carlo Pignatti Morano,con vicepresidenti il Sen. Marchese Ferdinando Del Carretto e il prof. Francesco Berlingieri,consiglieri delegati l’ing.Carlo Augusto Linch e l’ammiraglio Alessandro Ciano,consiglieri Ignazio Florio,il conte Salvatore Tagliavia,l’on. Avv. Giuseppe Marchesano e l’on,Biagio Borriello.Anche se non avevano piu’ il controllo delle loro azioni,i fratelli Florio riuscivano a mantenere ancora un certo controllo della Tirrenia,dato che uno dei due consiglieri  delegati era l’ing. Linch,loro procuratore generale,e che del Cd’A,oltre a Ignazio Florio,facevano parte due palermitani a loro molto vicini,il conte di Tagliavia e l’on.Marchesano,loro legale,mentre uno dei sindaci era Vincenzo Caruso,la cui famiglia era da oltre mezzo secolo al loro servizio.


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