LA SOCIETA’ DI NAVIGAZIONE
“TIRRENIA(FLOTTE RIUNITE FLORIO-CITRA)” 1932/1936
La crisi economica Americana del
1929,spingendo al ritorno in patria una parte degli emigrati,aveva inizialmente
avvantaggiato le compagnie di navigazione italiane,ma presto il flusso dei
passeggeri si ridusse notevolmente e l’entrata in servizio di grandissimi
piroscafi come il REX e il CONTE DI SAVOiA finiva per rivelarsi un grosso errore.Le difficolta’ da esse attraversate
convincevano,alla fine del 1931,il governo fascista dell’opportunita’ di
seguire l’esempio dei governi tedesco,statunitense e giapponese,e di
concentrare le quindici imprese concessionarie di servizi marittimi
sovvenzionati in quattro grandi societa’:pochi mesi dopo venivano cosi’
costituite la Tirrenia,l’Italia e l’Adriatica in aggiunta al vecchio Lloyd
Triestino.La Tirrenia nasceva dalla fusione,dichiarata dal governo di “pubblico
interesse” tra la “Florio-Societa’ Italiana di Navigazione”e la “Compagnia
italiana Transatlantica”(Citra).La prima era stata fondata nel dicembre 1925
dall’industriale palermitano Ignazio Florio e dal fratello Vincenzo_eredi di
una famiglia che nel 1881 aveva dato all’Italia la Navigazione Generale
Italiana,la piu’ grande compagnia di navigazione del Mediterraneo dopo le
Messaggeries Maritimes di Marsiglia-allo scopo di gestire i servizi marittimi sovvenzionati del basso
Tirreno e diramazioni nel Nord Africa,con una sovvenzione governativa di
£23.650.000,aumentata a £ 35.475.000 nel 28,che le aveva consentito di
distribuire nell’ultimo triennio dividendi
del 5-6%.Il suo capitale azionario di 50.000.000 di lire apparteneva
ormai quasi interamente alla Societa’ Finanziaria Induastriale Italiana
di Milano(Sofindit),presieduta dal futuro ministro delle finanze Guido
Jung,palermitano,che all’inizio degli anni Trenta aveva rilevato le
partecipazioni azionarie della Banca Commerciale Italiana in 400 industrie,a alla stessa
Comit,che controllava l’indebitatissima Societa’ Finanziaria Florio,titolare a
sua volta di circa la meta’ delle azioni della societa’ di
navigazione,largamente assorbite dai debiti verso la stessa banca,che gia’ per
suo conto attraversava momenti difficilissimi.Anche la Citra era stata fondata
nel 1925,a Genova,per gestire i servizi sovvenzionati marittimi dell’ Alto
Tirreno e alcune linee per il Nord e per
l’Africa Orientale.E anche il suo capitale azionario di 60.000.000 di lire era
finito in buona parte a una banca,il Credito Italiano,che lo aveva poi ceduto
alla societa’ Finanziaria Italiana di Milano(Sfi) presieduta da Mario
Rossello.Mentre pero’ la Florio,grazie all’aumento del 50% della sovvenzione iniziale e ad altre
agevolazioni,era riuscita a conservare integro sino al 1932 il suo capitale
azionario,la Citra,che non sembra fosse riuscita a ottenere un miglioramento
della sovvenzione iniziale,aveva subito nel biennio precedente quasi dieci
milioni di perdite e al momento della fusione si ritrovava con un capitale
azionario ridotto a circa un quarto;il suo apporto alla nuova societa’,in
considerazione delle passivita’,fu infatti valutato in appena 15 milioni e
800.000 lire nette.Piu’ che fondersi con la Citra,la Florio percio’ assorbiva
la compagnia genovese,realizzando un ottimo affare,perche’ acquisiva un
patrimonio navale in gran parte nuovo a
condizioni relativamente modeste.Non a caso,infatti,si parlava di “apporto da
parte delle Citra alla Florio della propria flotta e relativi corredi e
dotazioni e provviste di bordo e nei magazzini”per una valutazione di £
131.600.000.L’apporto attivo della Citra era pero’ in gran parte assorbito dai
debiti ipotecari sulla flotta: £ 5.800.000 a favore del Consorzio Sovvenzioni
Valori Industriali e £ 112.800.000 a favore del Consorzio di Credito per le
Opere Pubbliche.Solo questi ultimi venivano accollati alla
Florio,conteggiandoli per £
110.000.000.Il saldo attivo di £ 15.800.000 veniva pagato alla Citra con obbligazioni
al 5% del Consorzio di Credito per le Opere Pubbliche,per un importo di £
800.000,e con 30.000 azioni del valore nominale di £ 500 cadauna,per un importo
di £ 15.000.000 emesse al momento della fusione nell’aprile del 1932.La nuova
societa’,che adottava lo statuto della Florio opportunamente
modificato,assumeva la denominazione di “Tirrenia(Flotte Riunite Florio-Citra)”-con
sede di rappresentanza a Roma,direzione generale,sede di armamento e di
esercizio a Napoli,sedi compartimentali a Genova e Palermo-e subentrava alle
due cessate compagnie nelle convenzioni marittime con lo Stato e nella sovvenzione
annua di £ 78.575.000.La scelta di Napoli come sede di armamento ed esercizio
era una vera e propria imposizione del Governo a danno di Genova e Palermo,”una
iniziativa ardita che intanto pote’ realizzarsi in quanto imposta
dall’alto,tacitando qualsiasi protesta”.Il capitale sociale veniva stabilito in
65 milioni e ripartito in 130.000 azioni(78.000 di categoria A e 52.000 di
categoria B)da £ 500 cadauna(100.000 ai soci ex Florio e 30.000 ai soci ex
Citra),in larga maggioranza nelle mani della Sofindit e della Finanziaria
Florio,che a fine 1932 possedevano
rispettivamente 50.060 (38,5%) e 46.200 azioni (35,5%).Il patrimonio era
costituito soprattutto dai 40 piroscafi delle due cessate compagnie,dall’eta’
media di circa 10 anni e per una stazza
lorda di 205.000 tonnellate.Comprendeva anche 94 azioni da £ 1.000 della S.A.
Cassa liquidazione per le operazioni a termine
s/merci,350 azioni da £ 200 della S.A: Ente Bacini di Genova,510 azioni
da £ 500(solo parzialmente versate)della S.A. Calatimbar di Genova,120 azioni
da £ 1.000 della S.A. Espresso Bagagli di Genova,conferite dalla ex Citra e valutate complessivamente £
529.000;L’intero pacchetto azionario per un capitale nominale di 5 milioni della Societa’ Sarda di
Navigazione,che gestiva i servizi locali della Sardegna con una sovvenzione
annua di £ 4.064.000;e ancora l’intero pacchetto azionario della Societa’
Agenzie Florio(5.000 azioni del valore nominale di £ 500 cadauna),2.250 azioni
della Finanziaria Florio per complessive £ 25.000 e 10.000 azioni della
Societa’ Grandi Alberghi Siciliani(per complessive £ 200.000),la societa’ cui
apparteneva l’albergo Villa Igea di Palermo: si trattava di azioni che in vari tempi i Florio avevano ceduta
alla ex Florio-Societa’ di Navigazione,ormai completamente svalutate,se un anno
dopo il valore a bilancio corrispondeva per le azioni della Finanziaria Florio
a £ 11 cadauna(valore nominale £500) e per
le azioni Sgas a £ 20 (valore nominale £
100).Il bassissimo valore delle azioni della Finanziaria Florio,che pure
nominalmente deteneva oltre un terzo della Tirrenia,era la conseguenza del suo
grave indebitamento nei confronti della Comit.A presiedere il C d’A della nuova
compagnia venne chiamato l’ammiraglio conte Carlo Pignatti Morano,con
vicepresidenti il Sen. Marchese Ferdinando Del Carretto e il prof. Francesco
Berlingieri,consiglieri delegati l’ing.Carlo Augusto Linch e l’ammiraglio
Alessandro Ciano,consiglieri Ignazio Florio,il conte Salvatore Tagliavia,l’on.
Avv. Giuseppe Marchesano e l’on,Biagio Borriello.Anche se non avevano piu’ il
controllo delle loro azioni,i fratelli Florio riuscivano a mantenere ancora un
certo controllo della Tirrenia,dato che uno dei due consiglieri delegati era l’ing. Linch,loro procuratore
generale,e che del Cd’A,oltre a Ignazio Florio,facevano parte due palermitani a
loro molto vicini,il conte di Tagliavia e l’on.Marchesano,loro legale,mentre
uno dei sindaci era Vincenzo Caruso,la cui famiglia era da oltre mezzo secolo al
loro servizio.
CONTINUA…………………………………………….
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