Il piu’ grosso problema che la
Tirrenia dovette affrontare subito dopo la sua costituzione furono le
conseguenze della “grande crisi” mondiale,che nel settore dei trasporti
marittimi provocava una sensibile contrazione dei traffici e quindi delle
entrate.In Italia i contraccolpi furono piu’ gravi che altrove,”sia per le
maggiori tariffe sia per la politica di apprezzamento della moneta attuata dal
regime e la contrazione del nostro interscambio con l’estero sceso tra il 1929
ed il 1932 ad un terzo del valore mentre
in quantita’ rimase circa sui due terzi dei livelli precedenti alla crisi,da
cui scaturi’ una riduzione della produttivita’ dei traffici,anche a parita’ di
tonnellaggio”In effetti,i dati sulla consistenza del trasporto marittimo di
passeggeri e di merci mostrano tra il 1930 e il 1932 una caduta verticale
e,soprattutto sulle linee internazionali,toccano livelli che fanno considerare
il 1932 il peggiore degli anni Trenta.La Tirrenia effettuava i servizi
giornalieri
Napoli.Palermo,Palermo-Napoli,Civitavecchia-Terranova,Terranova-Civitavecchia;settimanali
Napoli-Palermo-Tunisi e ritorno,Genova-Livorno-Bastia-Porto Torres e
ritorno,Civitavecchia-Cagliari e ritorno,Napoli.Cagliari e
ritorno,Napoli-Siracusa-Tripoli e ritorno,Siracusa-Malta-Tripoli e
ritorno,Napoli-Siracusa-Bengasi;quattordicinali Napoli-Palermo-Tripoli e
ritorno,mensili Genova-Massaua-Mogadiscio-Zanzibar e ritorno;e ancora servizi
periodici di collegamento tra Genova e Livorno con la Sicilia,la Sardegna,la
Tunisia,la Libia,l’Eritrea e la Somalia.Essa cioe’ gestiva soprattutto linee
nazionali e,poiche’ la contrazione piu’ forte si verificava sulle rotte
internazionali,era sicuramente meno colpita di altre compagnie,ma non poteva
sfuggire del tutto alla crisi,che non poteva certo superarsi con un incremento
del numero degli sposi in viaggio di nozze a Roma,ai quali-su direttiva del
governo-si era deciso di concedere speciali facilitazioni,estese anche ad altri
passeggeri”in occasione di manifestazioni politiche,scientifiche,sportive,in
Italia e nelle Colonie.Il rimedio piu’ appropriato apparve percio’”un rigido
controllo di tutte le spese”.La fusione in effetti consenti’ una notevole
riduzione delle spese e la compagnia pote’chiudere l’anno con un attivo di
quasi cinque milioni,che permettevano di distribuire al capitale azionario
utili del 6%.Il patrimonio veniva aumentato con l’acquisto a Napoli,a
condizioni favorevoli,di palazzo Sirignano,destinato a sede della direzione.I
debiti della societa’ continuavano a essere rilevanti(3 343.157.584,di cui £
312.834.000 a favore del consorzio di Credito per le Opere Pubbliche),ma erano
interamente consolidati sino al 1946 attraverso lo sconto della sovvenzione
statale e si riteneva che “pur nelle attuali condizioni di depressione dei
traffici,l’ammortamento dei debiti fosse in parallelo con quello industriale
della flotta durante il periodo della convenzione medesima,in modo cioe’ che
all’eqilibrio economico corrisponde l’equilibrio finanziario”.Nel 1946,dopo
l’estinsione integrale del debito verso il Consorzio di Credito per le Opere
pubbliche,la flotta della Tirrenia avrebbe avuto in bilancio un valore di 41,5
milioni,ma i tecnici prevedevano un valore effettivo pari al doppio.Proprio nei
giorni in cui l’assemblea generale dei soci della Tirrenia approvava il
bilancio del 1932(30 Marzo 1933),cominciava a maturare il passaggio del
pacchetto azionario detenuto dalla Sofindit,che si avviava verso la
liquidazione,all’Iri,l’Istituto per la ricostruzione industriale fondato da
Mussolini nel gennaio precedente,dopo colloqui con il ministro delle finanze
Jung,presidente della stessa finanziaria.Da qualche giorno essa aveva infatti
svalutato il suo capitale azionario da
trecento a cento venti milioni,per riportarlo subito dopo a trecento,e
contemporaneamente aveva ottenuto dall’ Iri di convertire parte del suo credito
verso di essa in capitale azionario sino a £ 299.880.000.Il passaggio della
Sofindit all’Iri significava anche il trasferimento a un’azienda pubblica del
controllo-se non ancora della piena proprieta’-di 100.000 azioni della Tirrenia
(le 49.760 di proprieta’ della Sofindit e le
50.200 di proprieta’ della Finanziaria Florio,gia’ controllata dalla Comit e
ora dalla Sofindit)sulle 130.000 che costituivano l’intero pacchetto
azionario.Cio’ mise in forte agitazione gli amministratori delegati della Tirrenia,Linch
e Ciano,i quali in pochi mesi dopo,assieme al presidente della Finanziaria
Florio Dr. Bruno Dolcetta,direttore centrale della Comit,si posero alla testa
di un Sindacato di controllo azioni Tirrenia,che entro dicembre 1933 avrebbero
dovuto acquistare le 100.000 azioni in mano alla Sofindit,allo scopo “di
concorrere alla ricostruzione economica nazionale col restituire alla”Tirrenia”
mediante il rilievo dalla “Sofindit” del pacco di maggioranza delle azioni
Tirrenia,ed il parziale,tempestivo e stabile collocamento delle medesime nel
pubblico risparmiatore,il suo carattere di unita’ economica
privata,assicurandone nel contempo l’amministrazione ed il funzionamento
nell’ambito dell’economia corporativa,disciplinata dal Governo Nazionale.Il
riferimento alla volonta’ di restituire alla Compagnia “il suo carattere di
unita’ economica privata”,attraverso il “parziale ,tempestivo e stabile
collocamento delle medesime azioni nel pubblico risparmiatore,dimostra il
chiaro proposito di sottrarsi al controllo dell’Iri.I promotori del Sindacato
riuscirono a trovare ventisette sottoscrittori per i primi trenta milioni-tra i
quali Giovanni Agnelli per 5 milioni,Linch per 4,Rocco e Carlo Piaggio per
4,Agostino Notari per 3,Edoardo Agnelli per 2,Alessandro Ciano per 1,3,Giacomo
Medici del Vasscello per 1,2,le sorelle Costanza Igea Florio in Salviati e
Giulia Florio per 1 ognuna,Bruno Dolcetta per 1,Feltrinelli per 1,Giuseppe
Marchesano per 0,5,ecc-ma l’operazione non sembra sia piu’ andata avanti .In
ogni caso,malgrado l’Iri finisse col controllare i tre quarti delle azioni
Tirrenia,negli anni successivi la Compagnia continuo’ a essere gestita ancora
dall’antico Cd’A,con Linch e Ciano consiglieri delegati.Nel corso del 1933
l’andamento dei traffici rimase stazionario,ma la Compagnia riusci’ a
realizzare altre economie nelle spese di esercizio:Il piroscafo Tocra fu
venduto per demolizione e si effettuarono lavori di riclassifica e
ricostruzione per circa dieci milioni di lire ai piroscafi Garibaldi,Firenze e
Somalia,lavori che riguardarono talora anche la trasformazione della
combustione del carbone a nafta e che furono affidati ai cantieri
napoletani”seguendo le direttive del
Governo”a dimostrazione che ormai Napoli aveva sostituito definitivamente Palermo nelle scelte del
governo relative alla ex flotta Florio e
che la Tirrenia di siculo non conservava piu’ niente.Le spese industriali e
generali ammontavano a quasi 95 milioni,a fronte di un introito di 66 milioni.La sovvenzione copriva pero’ il
pesante deficit e gli ammortamenti,lasciando anche un utile di quasi 5
milioni,che consentiva la distribuzione di un dividendo del 6% agli
azionisti,che risultavano i
seguenti:Sofindit,Finanziaria Florio,Ing. Linch,Navigazione Generale Italiana,Italia
Flotte Riunite,Cantioeri Navali Riuniti,Cantieri del Tirreno,Franco Tosi,SFI.Su
22 linee esercitate,ben 8 erano deficitarie,perche’ i proventi da esse fornitee
le corrispondenti sovvenzioni statali non riuscivano a coprire le spese e gli
ammortamenti.Fortemente deficitarie si rivelavano la Genova-costa occidentale
Sarda-Palermo,la Genova-Tunisi e la Palermo-Tunisi.con saldi negativi attorno
al milione e mezzo di lire ciascuna,ma anche la Genova-Alessandria,la Genova
costa adriatica(orientale)sarda-Palermo e la Massaua-Suez fornivano pesanti
perdite,ben superiori al mezzo milione ciascuna.Le altre 14 linee fornivano
invece degli utili che coprivano anche le perdite delle linee
deficitarie,consentendo complessivamente un saldo attivo di oltre dieci milioni
di lire.Le linee migliori erano la Genova-Chisimajo con saldo attivo di quasi
sette milioni;la Napoli-Palermo e la Civitavecchia-Terranova con saldi attivi
di oltre tre milioni ciascuna;la Napoli –Cagliari ,la Siracusa-Bengasi e la
Massaua-Zanzibar con saldi attivi superiori al milione ciascuna.Se pero’
consideriamo soltanto i proventi e le spese,senza ammortamenti e sovvenzioni,rileviamo come le linee migliori
fossero la Civitavecchia-Terranova con un utile di quasi due milioni;la
Napoli-Bengasi e la Genova Chisimajo,le tre sole linee che riuscivano a coprire
interamente le spese con i proventi.Le altre 19 linee,senza la sovvenzione
statale,avrebbero chiuso la gestione in perdita,talora addirittura per forti
somme.
CONTINUA……………………………………….