Approfondimenti sugli aspetti tecnici della navigazione marittima,dell'architettura navale e relative norme, note storiche e diporto nautico. METEO PROGRESS - Archivio gratuito dati storici meteorologici, mareografici, idrografici e pubb. nautiche. (Link Indirizzo a piè pagina)
sabato 27 ottobre 2012
Il bulbo parte 1^
IL BULBO DI PRUA
(PARTE 1^ )
Il bulbo è una vera e propria
protuberanza della carena al di sotto della linea di galleggiamento(di
progetto).Il suo scopo è quello di modificare il flusso dell’acqua lungo la
carena,riducendo la resistenza fluidodinamica(nella sua componente d’onda) e di
conseguenza incrementando la velocità,a parità di potenza installata,oppure, a
parità di velocità riducendo i consumi e quindi aumentando l’autonomia.
Qualunque nave viene progettata
per poter mantenere in determinate condizioni di carico di progetto una certa
velocità .Per fare questo occorre applicare una potenza che sia sufficiente a
vincere la resistenza che la carena incontra nell’avanzare in acqua. Una nave
che naviga in superficie si trova in una condizione molto particolare. Al
contrario infatti di un aereo e di un sottomarino,si trova a navigare sulla
superficie di separazione di due mezzi,l’aria e l’acqua. A causa di questo,la
resistenza all’avanzamento,meglio nota come resistenza al moto,non è solo
dovuta all’attrito fra la carena medesima e l’acqua in cui si muove,ma esiste
una componente della resistenza dovuta alla formazione ondosa dovuta proprio
all’avanzamento sulla superficie di separazione dei due mezzi,aria e
acqua,detta appunto resistenza d’onda. Per inciso vi sono anche altre
componenti(resistenza all’avanzamento dovuta alla presenza di appendici come
pinne stabilizzatrici,alette di rollio etc.) ma queste non hanno,se non in casi
particolari,un valore veramente sensibile. In pratica la resistenza d’onda è
dovuta alla formazione di una sovrapressione nella zona di prora,dove questa
divide la massa liquida(a prora si ha una cresta d’onda),ed una depressione
verso poppa,dove la massa liquida si richiude(e dove,di conseguenza,si ha un
cavo d’onda).In una carena molto lenta (ad esempio la carena di una petroliera
o portarinfuse con forme tozze e velocità di avanzamento comprese fra i 12 e i 15 nodi,sempre a pieno carico)
la componente d’onda è poca cosa (in relativo ovviamente)rispetto alla
componente di attrito. Per carene veloci (portacontainers,traghetti) la
componente d’onda può diventare addirittura maggiore di quella d’attrito. In
architettura navale si discriminano le navi veloci da quelle lente attraverso
il numero di FROUDE che mette in relazione la velocità della nave con la sua
lunghezza(con velocità al numeratore e lunghezza la denominatore).Quindi
maggiore e’ la velocità maggiore e’ il numero di Froude,ma anche piu’ la nave
e’ lunga piu’ il Froude si abbassa e
viceversa .In generale Froude alto significa nave veloce(in relazione alla
lunghezza della carena) o comunque componente di restenza d’onda elevata e
viceversa, Froude basso significa nave lenta o comunque con ridotta componente
di resistenza d’onda. Come detto la resistenza d’onda e’ dovuta alla formazione
di una sovrapressione nella zona prodiera ed una depressione nella zona
poppiera. In natura ogni cosa va da un punto a potenziale (energetico) piu’
alto ad uno a potenziale piu’ basso. Nel caso specifico lo scafo tenderebbe ad
andare dal punto ove vi e’ un potenziale piu’ alto(la cresta dell’onda di
prora) a quello a potenziale piu’ basso(il cavo dell’onda di poppa).Nel
complesso questo si traduce in un rallentamento della carena. Le onde che si
formano sono di due tipi: divergenti e trasversali. Le onde oblique non sono
altro che una serie di creste che partono dalla prora e si allargano a mano a
mano che ci si muove verso poppa,hanno una certa inclinazione rispetto alla
direzione di avanzamento della nave e non hanno una grande influenza sulla resistenza
al moto .Le onde trasversali invece,sono la principale causa della resistenza
d’onda ed altro non sono che un vero e proprio treno d’onde ,con creste(e cavi)
che si muovono lungo la carena della nave e che si propagano trasversalmente. Il
bulbo ha la funzione di perturbare il treno d’onde ed in particolare di crearne
uno nuovo,sfasato rispetto al precedente,che sia in grado di ridurre il cavo
che si forma,sarebbe una sorta di somma algebrica: se ai treni d’onda
sfasati,si sommerebbero un cavo (notevole) con una cresta (di minor altezza) e
l’effetto finale sarebbe un cavo meno pronunciato e quindi una depressione meno
forte; in ultima analisi si riduce la componente della resistenza d’onda. Un
altro effetto positivo e’ la modifica del regime delle pressioni lungo la
carena:l’effetto di appiattimento delle creste e dei cavi si risente sui treni
d’onda trasversali generati dalla carena stessa. Da tener presente che quanto
detto ha solo valore nel campo delle velocità e delle immersioni prossime a quelle
di progetto. Al di fuori di questi
l’effetto del bulbo e’ minore o potrebbe essere addirittura negativo. Il
bulbo viene progettato sulla base dei seguenti dati:
-Velocità (crociera)
-Immersione di progetto.
-Caratteristiche della
carena(andamento delle linee d’acqua al galleggiamento,forme della carena nella
zona prodiera e centrale).
Nella decisione di dotare o meno
la prua di bulbo,oltre alle considerazioni sulla resistenza al moto nelle
diverse condizioni di carico,non possono non intervenire considerazioni
riguardanti :
-il possibile miglioramento del
comportamento della nave in mare con moto ondoso sia in relazione ai moti che
all’incremento di resistenza all’avanzamento,
-l’incremento dei costi e dei
tempi di costruzione,
-il peggioramento della
navigazione in presenza di ghiaccio,
-difficoltà che possono insorgere
nella manovra delle ancore.
Quindi con riferimento alla sola
resistenza al moto alla condizione di carico studiata,un bulbo prodiero ben
progettato e realizzato comporta :
-una riduzione della resistenza
per formazione ondosa dovuta all’interferenza tra i treni d’onda prodotti dalla
sola prua e dal bulbo,
-una riduzione della resistenza
per frangimento delle onde dovuta alla minore altezza del treno d’onda prodotto
dalla prua con bulbo,
-una riduzione della resistenza
residua di natura viscosa dovuta soprattutto alla riduzione dei vortici,
-un aumento della resistenza
d’attrito connessa alla maggiore superficie bagnata.
Da un ampia indagine condotta e’
risultato che :
1-il bulbo di prua e’ adottato
dal 95% delle navi aventi valori di CB e di L/B compresi nei seguenti campi:
0.650 < CB <0.185 e 5.50 <L/B
<7.00.
2-non esiste una correlazione
affidabile tra l’idrodinamica del bulbo ed il numero di Froude (Fn)
3-l’adozione del bulbo e’
sconsigliata nel caso risulti CB B/Lpp ≥ 0.135.
in merito a quanto affermato al
punto 2,c’e’ da chiarire che il numero di Froude deve essere comunque tenuto
presente in relazione alla scelta delle dimensioni e della forma del bulbo. In
generale si e’ constatato che l’adozione
di un bulbo ben progettato riduce la
resistenza al rimorchio soprattutto per le navi ad elevato valore di CB; per
navi aventi CB con valore attorno a
0.6,ma con velocità relativa abbastanza elevata(0.24 <Fn <0.31),il bulbo
di prua può ridurre la resistenza al rimorchio fino ad un massimo del 10%. Per
navi aventi velocità tale da realizzare Fn<0.30 (cioè per la
stragrande maggioranza delle navi da carico)il bulbo e’ raccomandabile purchè la sua altezza Hx sia tale da
raggiungere l’immersione di progetto della nave ( Hx/T = 1).
Il bulbo di prua di norma e’
integrato alla prua,cioè le linee d’acqua e le longitudinali della carena si
adattano per integrare il bulbo senza generare discontinuità ; in rari
casi,invece,(ad esempio,navi con forma realizzata come insieme di superfici piane) il bulbo e’
innestato alla prua creando discontinuità con la forma di carena. L’innesto,invece,viene
sempre realizzato quando si decide di dotare di bulbo una nave progettata e
realizzata senza il bulbo di prua.
Per quanto riguarda la forma del
bulbo,in generale,esse e’ riconducibile ad una delle seguenti tre tipologie:
-Bulbo a goccia o a Δ -la forma
del bulbo che realizza la maggiore concentrazione del volume verso il basso e’
particolarmente idonea per quelle navi che hanno forme del corpo stellato di
prua ad U e possono trovarsi a navigare
in condizioni di carico molto diverse. L’effetto positivo di questo tipo di
bulbo sulla resistenza al moto decresce all’aumentare dell’immersione divenendo
molto piccolo o nullo all’immersione a pieno carico normale .Nella navigazione
con mare mosso e con immersioni piccole e’,di solito,presente il fenomeno dello
slemming.(fig.1)
-Bulbo ellittico o circolare-la
forma del bulbo che ha una distribuzione del volume piu’ omogenea(rispetto al
piano orizzontale a quota pari a metà altezza del bulbo) e’ particolarmente
idonea per quelle navi che devono frequentemente navigare in mari severi,sia
che le loro forme del corpo stellato di prua siano ad U che a V. E’ molto raro che una nave con bulbo
ellittico o circolare presenti il fenomeno dello slemming.(fig.2)
-Bulbo a trottola o a ▼( leggi:
nabla) – la forma del bulbo che realizza la maggiore concentrazione del volume
verso l’alto e’ particolarmente idonea per quelle navi che compiono
alternativamente viaggia pieno carico ed in zavorra( e’ il caso delle
cisterne,bulk carrier,ecc.).Nella condizione di pieno carico la presenza di
tale bulbo riduce notevolmente il moto di beccheggio. Il bulbo a nabla viene
adottato anche per navi veloci di piccole e medie dimensioni in quanto e’ più
facile da integrare con le forme della carena.(fig.3)
In figura 4 sono rappresentati le
sezioni del bulbo con il piano diametrale della nave e con il piano
trasversale passante per la
perpendicolare avanti. I principali parametri che servono a definire il bulbo
sono:
-L’altezza Hx del punto di massima sporgenza misurata
dalla linea di base della nave;tale grandezza viene adimensionalizzata rispetto
all’immersione T ;
-L’ascissa Xx del punto di massima sporgenza misurata
dalla perpendicolare avanti della nave;tale grandezza viene adimensionalizzata rispetto alla lunghezza tra le perpendicolari
Lpp.
-La larghezza massima Y della
sezione del bulbo con il piano trasversale passante per la perpendicolare
avanti ;tale grandezza viene adimensionalizzata rispetto alla larghezza massima
della nave B;
-L’altezza massima Z della
sezione del bulbo con il piano trasversale passante per la perpendicolare
avanti;tale grandezza viene adimensionalizzata rispetto all’area AM della
sezione immersa della nave a Lpp/2;
-L’area AL della sezione del
bulbo con il piano diametrale limitatamente alla parte a proravia della
perpendicolare avanti;tale grandezza viene adimensionalizzata rispetto all’area
AM della sezione immersa della nave a Lpp/2;
-Coefficiente di finezza CT della
sezione trasversale di area AT;dato dal rapporto tra l’area AT della sezione
del bulbo e l’area del rettangolo che la circoscrive CT = AT/YZ;
-Coefficiente di Taylor t -
che lega tra loro la lunghezza tra le perpendicolari Lpp,la differenza tra AM e
AT(gia’ definiti) e l’angolo gamma formato dalla tangente alla curva
standard(carena senza bulbo) delle aree delle sezioni immerse in corrispondenza
con la perpendicolare avanti e la retta orizzontale (ascissa del detto
diagramma)-dato dalla formula seguente ed usato solo nel caso di navi veloci:
t = 2Lpp tgγ / AM – AT
CONTINUA………………………………
sabato 20 ottobre 2012
TIMONE Parte Seconda
TEORIA DEL
TIMONE (Parte Seconda)
Dicesi resistenza del timone
quella che esso incontra nell'acqua quando e’ alla banda e la nave si
muove;tale resistenza non e’ altro che la reazione dell’acqua sulla pala al
muoversi di questa attraverso il liquido ed e’ rappresentata dal valore della
pressione dei filetti fluidi che urtano la pala del timone .Dicesi centro di
pressione il punto di applicazione di detta resistenza tale punto non coincide
col baricentro della pala cioè della
sua parte immersa. La posizione del centro di pressione varia col variare
dell’angolo d’inclinazione del timone,ma si trova sempre a proravia del
baricentro della pala se la nave avanza,a poppavia se la nave retrocede. Il
valore medio che da’ la distanza del centro di pressione dall'asse di rotazione
del timone e’ di 1/3 della larghezza della pala.
EFFETTI EVOLUTIVI
Supponiamo che una nave
muovendosi con moto progressivo,rettilineo ed uniforme,metta il timone alla
banda di un certo angolo ALFA e,per semplicità ,ammettiamo che il
baricentro G della nave e il centro di pressione C del
timone siano sullo stesso piano orizzontale e l’asse di rotazione del timone
sia verticale. (figura 4) Pt rappresenta
la pressione totale dei filetti liquidi sulla pala del timone cioe’ la
resistenza incontrata da questo; resistenza che per chiarezza ,supponiamo
parallela al piano longitudinale. Scomponiamo la Pt in due componenti,la Pn normale e la Pp parallela al piano del
timone; di quest’ultima non ci occuperemo poichè e’ trascurabile il valore
della resistenza tangenziale di attrito
da essa prodotta. Supponiamo applicate nel baricentro G della nave,le due
forze F1 e F2 uguali,contrarie e
parallele alla Pn (con cio’ il sistema di forze non si altera) e vediamo quali
effetti principali la Pn
produce sulla nave:
1) una rotazione intorno ad un
asse verticale che per semplicita’supponiamo passi per il baricentro della nave
(in reltà la nave ruota intorno ad un asse verticale passante per un punto piu’
a proravia del baricentro della nave e che viene detto PUNTO GIRATORIO) dovuta
alla coppia evolutiva rappresentata da Pn e F2,avente per momento Pn x GH;poi
scomponendo la F 1
in due forze ,una longitudinale Pr e una trasversale Pd,si hanno ancora i
seguenti effetti:
2)un ritardo del moto per la forza Pr
3)una deriva per la forza Pd.
La diminuzione di velocità dopo
un ampia accostata,può ridursi di oltre la meta’ del valore iniziale.Se la
nave invece ha moto retrogrado,gli effetti sono opposti come senso ma non
uguali di intensità ,per quanto riguarda l’effetto più importante,quello
evolutivo,possiamo dire che la prua della nave accosterà dal lato opposto cui
e’ inclinato il timone,ma con sensibile minore efficacia.
Precedentemente abbiamo supposto la Pn agente in un piano
orizzontale passante per il baricentro G della nave (fig.5), poichè il
centro di pressione del timone C si
trova più in basso.Per tale fatto si generano due coppie che modificano o
tendono a modificare l’assetto longitudinale e trasversale della nave e piu’
precisamente : una coppia appruante ed una coppia sbandante,tutte e due con lo
stesso braccio rappresentato dalla distanza verticale GH. La prima tende a
far immergere maggiormente la prua
mentre la seconda inclina la nave dallo stesso lato del timone alla banda.Tale
sbandamento e detto inclinazione di saluto e si manifesta appena si mette il
timone alla banda, perchè poi ben presto questo sbandamento viene neutralizzato
e superato da quello prodotto dall'azione della forza centrifuga ,la quale si
crea a mano a mano che si sviluppa il moto rotatorio della nave.Questa ultima
ha tendenza a far sbandare la nave dal lato esterno alla traiettoria del moto(comunque
contrastato dalla coppia di stabilita’), poichè le parti emerse della nave non
trovano un appoggio adeguato come lo trova il fianco della carena nell'acqua,il
quale incontra una resistenza laterale.
Riepilogando gli effetti del
timone alla banda produce sulla nave
animata da moto progressivo sono:
-Accostata della prua e quindi
della nave verso lo stesso lato del timone alla banda.
-Perdita di velocità
-Deriva verso la parte esterna
della traiettoria.
-Appruamento(debole-trascurabile)
-Inclinazione di saluto(dal lato
interno alla curva)all'inizio dell’evoluzione.
-Sbandamento(dal lato esterno
alla traiettoria)durante l’evoluzione.
PRESSIONE DELL’ACQUA
SUL TIMONE
Quanto piu’ grande e’ il
movimento evolutivo Pn x GH tanto più la nave sente l’effetto evolutivo del timone.La pressione Pn e’ funzione
dell’angolo d’inclinazione del timone,della velocita’ dei filetti liquidi,cioe’
praticamente della stessa velocita’ della nave,della superficie della pala e
della forma di essa, nonchè delle forme soprattutto poppiere dello scafo.Una
delle tante formule pratiche usate per calcolare il valore della pressione
dell’acqua sulla pala del timone e’ quella usata dall'Ammiragliato
Inglese,valevole per un angolo d’inclinazione del timone di 40° :
S x V2
Pn = ------------
0,21944
dove S e’ la
superfice della pala in mq.-V la velocita’ dela nave in nodi;Pn la pressione
normale alla superfice del timone in chilogrammi.
Una delle formule molto usate valevole per tutti gli angoli
di barra e’ quella di Joessel :
5,293 x sen Alfa
Pn = -------------------------- S x V2
0,2 +0,3 sen Alfa
In cui Pn e’ la pressione sul
timone in Kg,Alfa l’angolo di barra,S la superficie della pala in mq.,V la
velocita’ in nodi della nave.Occorre dire che tali formule sono del tutto
empiriche e sono state ricavate da esperimenti fatti con lastre piane e
rettangolari inclinate di un dato angolo e fatte avanzare ad una velocita’
costante,perciò nella summenzionata formula si fa l’ipotesi che i filetti
fluidi abbiano velocita’ uguale a quella della nave e parallela al piano
longitudinale,che il timone ossia la sua area sia interamente immersa e che sia
portato istantaneamente all'inclinazione.
ANGOLO DI MASSIMO
EFFETTO DEL TIMONE (fig.6)
L’espressione del momento evolutivo e’: Me = Pn x GH ma
trascurando OC,piccolo rispetto a GC, si ha : Me Pn x GK e poiche’ GK = GO cos
Alfa e Pn = Pt senAlfa si ha ancora :
Me Pt sen
Alfa x GO cos Alfa = Pt x GO senAlfa cos Alfa
Ma sen Alfa cos Alfa
= ½ sen 2 Alfa e quindi si ha :
Me = ½ Pt x
GO sen 2 Alfa.
Questa espressione,essendo costanti ½, Pt e GO,diventa
massima quando sen2Alfa diventa massimo,e questo si ha ovviamente quando il
valore dell’angolo Alfa e’ 45°.
Tale sarebbe l’angolo di massimo
effetto del timone.Diciamo sarebbe perchè tutto ciò è teorico,infatti
abbiamo supposto che la Pt
cioè la risultante dei filetti fluidi,sia parallela all'asse longitudinale
della nave,il che non si verifica mai, perchè sappiamo che la poppa fa
convergere i filetti liquidi sul timone con un certo angolo diverso da quello
supposto e cosi’ pure la velocità dei filetti fluidi viene modificata e quindi
viene ad essere diversa da quella supposta della nave.
Perciò l’angolo di 45°,quale
angolo per avere il massimo effetto evolutivo del timone,e’ puramente teorico e
la pratica, confermata dall'esperienza, riduce detto angolo a circa 35° in
genere,arrivando ad un massimo di 40°
per navi con timoni compensati.
Uno studio a parte va effettuato per i timoni BECKER che
saranno oggetto di un prossimo approfondimento.
EFFETTI DEL TIMONE
QUANDO LA NAVE E
SBANDATA (fig.7)
La pressione normale Pn dei
filetti d’acqua sulla pala del timone e’ una forza orizzontale,tutta utilizzata
dal timone quando l’asse di questo e’ verticale;ma allorche’ la nave e’
sbandata,la forza Pn normale alla faccia del timone,ottenuta come componente di
Po(e non come componente di Pt come prima),non risulta piu’ orizzontale,essendo
la pala del timone non piu’ verticale cioe’ non piu’ normale all’acqua. Questa
forza Pn non agendo in un piano orizzontale ,occorre scomporla in una
componente orizzontale P’n che e’ quella utilizzata dal timone ai fini della
rotazione della nave,ma con cio’ ne nasce pure una componente verticale Pv che
non serve ai fini evolutivi.Ne consegue pertanto che la coppia evolutiva e’
tanto minore quanto maggiore e’ lo
sbandamento.La componente verticale Pv,nel moto diretto della nave,tende a
sollevare la poppa e quindi tende a provocare una maggiore immersione della
prua se il timone e’ messo dal lato sbandato;se dal lato opposto tende a
sollevare la prua.
Iscriviti a:
Post (Atom)