Oggi,a fronte dei sempre più cari combustibili
fossili,si ripercorrono strade alternative,la Enercon leader nel settore della
produzione di turbine,nel 2008 ha varato la“E-Ship”che sfrutta l’effetto Magnus.La nave dispone di controlli automatici che la direzionano nella maniera
ottimale rispetto alla provenienza del vento e ovviamente rispetto alla
destinazione. Lo scafo della nave, studiato con la collaborazione delle facoltà
di ingegneria navale di Amburgo e Kiel, contribuisce alla riduzione dei
consumi, che possono attestarsi sino al 40% rispetto a quelli di una nave con
propulsione tradizionale. In presenza di un vento forza 7 è possibile spegnere
i motori diesel-elettrici che imprimono la rotazione ai cilindri e sfruttare la
spinta “naturale” dei rotori, che permettono di raggiungere una velocità non
distante da quella massima. Il principio è sempre lo stesso: l’aria che turbina
intorno ad un oggetto in rotazione che presenta al flusso la propria sezione
circolare lo spinge da un lato, quello dove registra la minore resistenza a
causa della rotazione. Le colonne cilindriche fungono quindi da vele, e in
aggiunta usano il vento in maniera molto più efficiente, permettendo la
navigazione con un angolo di incidenza rispetto al vento sino a 20 gradi(stringono
il vento), contro i 45 gradi minimi di un’imbarcazione a vela. Una notevole,
seppur non commerciale, applicazione dell’effetto Magnus è stata quella della
nave “Alcyone”, realizzata dall’oceanografo francese Jacques Cousteau nel 1985.
La Cousteau Society è attualmente alla ricerca di fondi per la costruzione
della “Calypso II”, nave oceanografica e scientifica che nelle intenzioni
dovrebbe essere dotata di un’enorme turbosail
in grado di sospingerla per gli oceani. Negli anni ’20 del xx secolo un ingegnere tedesco, Anton Flettner,
originario dell’ Assia , modificò la “Buckau”, una grossa barca a vela,
sostituendo i suoi tre alberi con due cilindri rotanti alti circa 16 metri: si
tratta della prima applicazione conosciuta dell’effetto
Magnus ai fini della navigazione marittima. La nave,
che disponeva anche di un motore Diesel per la propulsione in assenza assoluta
di vento, era addirittura in grado di muoversi contro vento, proprio per la
capacità dei cilindri di sfruttare l’effetto
Magnus. Nel 1926 la nave compì un viaggio nell’Atlantico,
dimostrando l’efficacia di questa soluzione; tuttavia, il progetto non fu ritenuto molto
efficiente, almeno rispetto alla propulsione convenzionale, e venne abbandonato
per un lungo periodo, tuttavia l’idea rimase latente fino agli anni ’80, quando
fu pensata come un ausilio al propulsore principale per ridurre i costi del
carburante via via crescente.
L'EFFETTO MAGNUS, è la forza deviante che si viene a generare su una sfera o un cilindro in movimento che oltre a traslare ruotino. In termini "scientifici" la forza perpendicolare alla traiettoria che si genere su uno solido assoggettato ad una corrente roto-traslatoria. In termini più terra terra è la giustificazione dei "tiri ad effetto" che si possono attuare in sport come il calcio, la pallavolo o il tennis. Da una parte la corrente verrà "aiutata" dal movimento di rotazione, mentre dall'altro la rotazione la contrasta. Questo comporta una maggiore velocità della corrente sul lato dove la rotazione le è favorevole, esattamente come per un profilo alare. Il risultato è una "portanza", cioè una forza che devia la sfera dalla sua traiettoria. L'applicazione più nota di questo effetto si ha nei giochi con la palla, dove colpendo la palla "di taglio" (ovvero non nel "centro"), si provoca una rotazione che fa assumere al pallone una traiettoria deviata rispetto a quella naturale (il tiro ad effetto).
Nessun commento:
Posta un commento