CHE COSA È IL FOULING
Con il termine biofouling
si intende il fenomeno di accumulo e deposito di organismi viventi,animali e
vegetali, unicellulari o pluricellulari su superfici naturali o artificiali immerse;
tale aspetto costituisce un problema che deve essere contrastato e controllato
quando si presenta l’esigenza di avere superfici efficienti dal punto di vista
idrodinamico (es. carene di imbarcazioni, tubazioni).Il biofoulin può essere schematicamente
rappresentato come una successione ecologica(Candries M. 2001) in cui il
microfouling (o biofilm), costituito da batteri, alghe unicellularie
cianobatteri, si instaura sulle superfici preparando le stesse all’attacco del
macrofouling,costituito dall’insediamento di organismi marini di maggiori
dimensioni sia di origine vegetale (macroalghe) che animale (serpulidi,
cirripedi, bivalvi, spugne ed altro).Per contrastare l’attacco di organismi con
spiccate capacità adesive possono essere usati prodotti vernicianti
antivegetativi (antifouling) che contengono al loro interno molecole con azione
biocida che vengono rilasciate con tempi e a concentrazioni differenti a
seconda delle matrici in cui sono incorporate.Alcune sostanze ad azione biocida
ed elevata efficacia impiegate nel corso degli anni hanno mostrato livelli di
tossicità elevata nei vari comparti dell’ambiente marino (sedimenti,colonna
d’acqua, organismi). Un esempio è dato dai composti organostannici (es. TBT),
il cui uso come antivegetativi è stato vietato a seguito delle indicazioni
dell’IMO e della convenzione internazionale (AFS) adottate il 5 ottobre 2002
dagli Stati membri dell’Unione Europea. Recentemente anche le vernici a base di
composti rameici, ad oggi le più utilizzate,sono state vietate in Svezia.Un’
alternativa alle vernici contenenti biocidi potrebbe essere l’impiego di
polimeri ad azione fouling-release, la cui azione non impedisce la formazione
di biofouling ma ne facilita il distacco, a causa delle deboli interazioni che
si creano tra la matrice e le strutture di adesione degli organismi.Esistono
più di 4000 specie di ‘’foulers’’ ognuna con le proprie caratteristiche.
Esistono due grandi gruppi in cui è possibile dividere gli organismi che
causano questo fenomeno e il processo del fouling solitamente si divide in 4
fasi.Le due grandi categorie in cui è possibile effettuare la suddivisione sono
:
" MICROFOULING :
caratterizzata da foulers di dimensioni molto piccole (grandezza
del micrometro), formano la
famosa “slime”, principalmente formata da muffa di
mare, diatomee e organismi
unicellulari. Influenzano la resistenza al moto della nave fino ad un massimo
del 10 %." MACROFOULING : foulers più ingombranti (raggiungono spessori di
diversi centimetri) rispetto alla categoria micro, ne fanno parte alghe di
notevoli dimensioni e l’animal fouling. Possono influenzare fino al 40% la resistenza
a moto della nave.Oltre ad aumentare la resistenza, corrodono e danneggiano
anche la pittura prima e lo scafo poi.Il fenomeno inizia a verificarsi dal
momento in cui la nave si immerge nelle acque marine o oceaniche che siano.
Nella prima fase sullo scafo si accumulano materia organica dissolta e molecole
come polisaccaridi, proteine e frammenti proteici. Poche ore dopo inizia la
seconda fase, che porrà le basi per quelle successive. Infatti in questa viene
a formarsi un sottile film microbiotico di batteri e organismi unicellulari
come le diatomee (slime), seguito da una
secrezione di mucopolisaccaridi che creano solide basi per
l’insediamento del macrofouling.Questo ‘’slime’’ influenzerà in maniera
rilevante le prestazioni della nave, aumentando la resistenza al moto tra il 2%
e il 10%. La presenza di essudati adesivi e la rugosità causata dalle
irregolari colonie microbiotiche favorisce così l’insediamento di molte altre
particelle e organismi dando inizio così alla terza fase dove si instaurano
soprattutto spore algali ,funghi e protozoi marini. Inoltre in questa fase ho
il passaggio dal film microbiotico a un rivestimento organico molto più
complesso che tipicamente è caratterizzato da organismi marini pluricellulari , erbivori e
decompositori.Infine si raggiunge la quarta e ultima fase del processo di
formazione del fouling , nella quale si intensifica fortemente l’attaccamento e
crescono sullo scafo principalmente macro-alghecome l’alga verde (Enteromorpha)
e l’alga marrone (Ectocarpus) le quali presentano uno straordinario potenziale
riproduttivo e una forte resistenza alle diffuse fluttuazioni ambientali
specialmente per quanto riguarda salinità e secchezza, rendendo il loro
distacco molto complicato. Altro protagonista di questa fase è il fouling
animale composto principalmente da cirripedi, molluschi, briozoi e
tubificidi.L’ “animal” fouling rispetto al precedentemente citato “slime”
riduce drasticamente le
prestazioni della nave
(40%) e deve essere eliminato ed evitato il più possibile.12
Lo sviluppo del biofouling
marino dipende da molteplici fattori come la temperatura
dell’acqua, livello di
nutrienti, frequenza delle correnti, salinità e pH dell’ambiente marino
e le proprietà del
materiale dello scafo. Oltre i fattori ambientali, influiscono anche proprietà superficiali
come l’energia superficiale, la bagnabilità, la resistenza meccanica e la topografia
della superficie. Diversi studi hanno dimostrato che una superficie con valori
energetici tra i 20 e i 30
mJm-2, conosciuta come ‘minimo
di Baier’, rappresenta la
condizione di minima
adesione per i microrganismi. Dipende anche da fattori geografici
come la zona geografica e
il periodo dell’anno.La fase di maggiore aggressività si verifica quando la
nave attracca in porto (fig.4)soprattutto in presenza di acque tropicali.
Le pitture antifouling navali quindi non solo
devono avere un’elevata efficacia e garantire
almeno 5 anni di protezione
costante tra un attracco e l’altro, ma devono anche avere, nella maggior parte
dei casi, un ampio spettro di azione in modo da poter contrastare le più di4000
specie esistenti in ogni condizione ambientale e superficiale in cui si possono
trovare.Ogni nave avrà la propria vernice antifouling più adatta per i propri
fini e le proprie esigenze ambientali, di velocità, e di carico.
INFLUENZA DEL FOULING SULLA
RESISTENZA AL MOTO DELLA NAVE.
Si definisce resistenza al
moto o resistenza totale RT di una carena ad una data
velocità V la forza che sarebbe
necessaria per rimorchiare, in acqua tranquilla ed indisturbata, quella nave a
quella velocità. Questa definizione si riferisce ad una condizione teorica in
quanto inpratica, supponendo anche di poter disporre di un rimorchiatore di
potenza sufficiente, la
nave rimorchiata
avanzerebbe nella scia del rimorchiatore e quindi in acqua disturbata.
La potenza necessaria a
vincere questa resistenza prende il nome di potenza effettiva o
potenza di rimorchio e si
indica con il simbolo PE (nella bibliografia meno
recente è
possibile incontrare anche
il simbolo ehp, dall'inglese effective horse power); dal
La resistenza totale è
composta da un certo numero di componenti che sono dovute ad una molteplicità
di cause e che interagiscono tra loro in modo molto complicato. In prima
approssimazione si può
ritenere che la resistenza totale sia dovuta a quattro componenti
principali:
1) resistenza d'attrito Rf (frictional resistance),
dovuta al moto dello scafo in un fluido
viscoso; 2) resistenza d'onda
RW (wave-making resistance),
dovuta all'energia che la nave devespendere per generare le onde che si formano
al suo passaggio; 3) resistenza viscosa di pressione RPV (viscous pressure
resistance o VPR), dovuta all'
energia che la nave perde
per la formazione di vortici che si staccano dalla carena o
dalle appendici; 4)
resistenza dell'aria RAA (air resistance), dovuta
alla velocità relativa tra la parte emersa della nave e l'aria ferma, cioè in
assenza di vento; le componenti 2) e 3) vengono comunemente conglobate in
quella che è detta resistenza residua.l'importanza relativa tra le diverse
componenti della resistenza dipende dal tipo di imbarcazione che si considera e
dalla sua velocità. Le componenti della resistenza sopradescritte sono dette
principali in quanto sono state le prime ad essere studiate e sono presenti in
tutti i tipi di imbarcazione, l'aggettivo principali non deve suggerire l'idea
che esse siano quelle di maggiore entità. Tra le componenti della resistenza si
annovera inoltre la resistenza delle appendici RAP; le appendici di carena
sono costituite da timoni, alette di rollio,assi portaelica, bracci degli assi
e da quant'altro sporga dalla superficie della carena.Questa componente della
resistenza viene trattata separatamente in quanto le carene non venivano generalmente
provate con le appendici, ma nude; essa non è considerata tra le componenti principali
anche perché la sua entità è modesta per le navi lente. La sua importanza
crebbe con il crescere della velocità di esercizio e con lo svilupparsi delle
piccole imbarcazioni veloci, per le quali assume un valore non indifferente.
Per le imbarcazioni veloci esiste inoltre la resistenza dello spray RS; essa è dovuta alla
formazione di un sottile strato d'acqua,che scorre contro l'opera morta nella
zona prodiera della carena, chiamato appunto spray.Per ovviare alla formazione
dello spray, che è indesiderabile sia perché aumenta la resistenza all'avanzamento
della carena sia perché da esso possono staccarsi spruzzi che possono raggiungere
il ponte, sono stati introdotti i cosiddetti spray rails; essi sono costituiti
da spigoli, che corrono longitudinalmente sulle murate, aventi la funzione di
deflettere lo spray per impedirgli di scorrere sull'opera morta e di
raggiungere la coperta. Naturalmente il beneficio che essi portano non è
gratuito, infatti per deflettere lo spray è necessaria una certa forza la cui
componente nella direzione del moto produce in un incremento della resistenza della
carena. La resistenza dovuta a questo fenomeno è detta resistenza degli spray
rails .
resistenza dovuta
all'interferenza tra gli scafi DINT (Interference Drag);
essa trae origine
dalla perturbazione del
flusso che investe ciascuno scafo provocata dalla presenza dello
scafo adiacente. Si
verifica infatti che la resistenza del doppio scafo è differente dal doppio
della resistenza di un
singolo scafo. In realtà questa non è una vera e propria componente
della resistenza in quanto,
in casi particolari, l'interferenza può essere positiva e quindi la
resistenza dovuta
all'interferenza assume valori negativi; essa è stata introdotta per
quantificare la differenza
di comportamento tra lo scafo singolo o accoppiato. La resistenza al moto della
nave però generalmente dipende dalla rugosità superficiale dello scafo
cheinfluenza principalmente la resistenza d’attrito.
Resistenza d’attrito
Diamo una spiegazione
dettagliata al tipo di resistenza che è più legata alla rugosità
superficiale e quindi alla formazione
di fouling. Questo tipo di resistenza nasce dal fatto cheil fluido in cui si
muove la carena è viscoso; in altre parole i legami molecolari fanno sì che debba
essere spesa una certa quantità di energia per provocare lo spostamento
relativo di molecole. Considerando una carena in moto nell'acqua si verifica
che il primo strato di fluido che la circonda aderisce alla stessa e si muove,
rispetto all'acqua indi- sturbata, alla stessa velocità. A causa della
viscosità gli strati successivi sono soggetti a delle tensioni tangenziali che
li mettono in movimento a loro volta. Questo fenomeno dà luogo alla formazione
di uno strato d'acqua, che diviene più spesso andando da prora a poppa, nel
quale la velocità varia passando dal valore pari a quello della carena in
movimento, nelle immediate vicinanze della stessa, fino ad un valore quasi
nullo via via che ci si allontana da essa. Questa zona di acqua prende il nome
di strato limite e la resistenza d'attrito è pari alla quantità di moto che
lacarena fornisce allo strato limite per mantenerlo in movimento. Gli studi
sulla resistenza d'attrito sono cominciati nel secolo scorso ad opera di molti
studiosi; uno fra questi, Osborne Reynolds, condusse esperienze sul flusso
all'interno di tubi introducendo al centro della corrente, una sottile vena di
colorante. Reynolds osservò che quando la velocità del fluido entro il tubo era
bassa il colorante si manteneva sotto forma di un filamento rettilineo parallelo
alla direzione della corrente. Ad una certa velocità, che egli chiamò velocità
criticaVC il filamento iniziava ad
essere instabile e a perdere l'andamento rettilineo assumendo una configurazione
ondulata; oltre tale velocità il filamento cessava di esistere ed il colorante
si
mescolava completamente al
fluido riempiendo completamente il tubo. La forza che il fluido esercitava sul
tubo veniva misurata attraverso la caduta di pressione tra le estremità dello stesso;
Reynolds osservò che, per velocità inferiori a VC, la forza sul tubo
dipendeva
linearmente dalla velocità,
mentre per velocità maggiori essa variava con una potenza della velocità
leggermente inferiore al quadrato. Apparve inoltre che la forza, applicata dal
fluido in movimento, si rivelava costante a parità del numero di Reynolds
calcolato in base al diametro dei tubi:
Altri ricercatori si
accorsero che quanto verificato da Reynolds si applicava anche al deflusso di aria in un tubo e che le forze
su modelli di dirigibili in scale differenti erano eguali a parità del numero
di Reynolds calcolato utilizzando la lunghezza dell'aeromobile:
Questo tipo di esperienze
suggerì la considerazione dell'esistenza di due tipi di flusso
associati a due tipi di
leggi di resistenza. A bassi valori del numero di Reynolds, quando il
filamento di colorante si
mantiene stabile, il fluido si muove evidentemente per strati
paralleli che non si
mescolano trasversalmente, ma che scorrono l'uno sull'altro a differenti
velocità; questo tipo di
flusso venne chiamato flusso laminare ed associato a resistenze
relativamente basse.
All'aumentare del numero di Reynolds il flusso laminare diviene
sempre più instabile fino a
che si verificano il mescolamento trasversale degli strati e la
generazione di vortici e
contemporaneamente si verifica un aumento della resistenza d'attritoRf; questo secondo tipo di
flusso venne denominato flusso turbolento. Si riconobbe quindi che la
resistenza di attrito è funzione del numero di Reynolds.
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