Tipologie di resistenza
Viene posta particolare attenzione alla
rugosità superficiale vera della carena edipendente dal rivestimento
utilizzato. Rugosità superficiale che, come accennato nellaConferenza internazionale sulla
riduzione dell’attrito (SMOOTH
Ships 2011) tenutasi inTurchia nella Technical
University di Istanbul in data 20 Mggio 2011, può essere suddivisain due categorie:rugosità
fisica: nasce da ogni tipo di discontinuità ed è influenzata da ogni parte
delloscafo che modifica il flusso d’acqua sulla superficie dello scafo come ad
esempio
deformazioni, imperfezioni durante la
saldatura, protezioni catodiche (usate per il
monitoraggio della corrosione
superficiale) e lingue di sentina. Questo tipo di rugosità non è scopo del
nostro studio;rugosità biologica: è causata dal fouling ed è migliorabile
levigando la superficiedello scafo a contatto con l’acqua o durante l’utilizzo
della nave usando rivestimentiantifouling appropriati. Questa è la categoria di
rugosità maggiormente influenzatadalle protagoniste di questa tesi ovvero le
vernici antifouling.
In ambito navale esistono anche le navi
appartenenti al naviglio minore , ovvero navi non
grandi la cui velocità tipica si aggira
intorno ai tredici nodi. Per tutte queste categorie di
mezzi navali, la minimizzazione della
resistenza d'attrito passa anzitutto, ancora una volta,
attraverso una appropriata progettazione.
E qui sopperiscono gli studi sulla idrodinamica,
grazie ai quali oggi disponiamo di
metodi di calcolo sempre più raffinati, ormai affidati
all'elaboratore elettronico, per
disegnare forme di carena nelle quali la superficie bagnata èla minima indispensabile per realizzare quelle certe
caratteristiche della nave che
l'Armatore ha richiesto.
Anche i materiali con cui lo scafo è costruito hanno il loro impatto
sul valore del Cf. Il legno, a sua volta, è di solito meno rugoso dell'acciaio
ordinario, quello
più ampiamente utilizzato
nella costruzione navale. Poi Il progettista sa dove trovare le
indicazioni per ottimizzare
il Cf tenendo conto dei fattori
che maggiormente confluiscono
nel determinarla. La prassi
della costruzione navale, poi, fornisce le metodiche per rendere
il più scorrevole possibile
la carena una volta che siano stati scelti i parametri
dimensionali. Tali
metodiche si basano in pratica nell'applicazione, sulla superficie della
carena, di sostanze
incaricate di:eliminare, o almeno ridurre al minimo possibile, la rugosità
della carena. A questo riguardo accenniamo che per certi tipi di nave,
specialmente militari, vengono impiegate sostanza "autoleviganti".
Vale a dire che nel corso del tempo, queste sostanze si sfogliano come veli di
cipolla, in modo da assicurare sempre la massima levigatezza alla
carena;proteggere lo scafo dall'attacco degli aggressivi chimici disciolti nell'acqua
(funziona anticorrosiva);proteggere lo scafo dall'attacco dei numerosi
aggressivi biologici (vegetali ed animali) anch'essi presenti nell'acqua
(funzione antivegetativa).Dunque ricapitolando la diminuzione del biofouling:
diminuisce la resistenza ad attrito della nave, garantendo così migliori
prestazioni grazie una riduzione della rugosità superficiale con conseguente
riduzione del coefficiente di resistenza ad attrito equivalente, diminuendo i
consumi di carburante, creando guadagni economici e meno inquinamento
ambientale.
TECNOLOGIE ANTIFOULING
Vediamo una descrizione dell’evoluzione delle tecnologie
antifouling dagli antichi Fenici e
Cartaginesi fino ai giorni nostri.
Tecnologie antecedenti
alla metà del XIX secolo:
La necessità di proteggere gli scafi delle navi dal fouling è
antica quanto la scoperta della
nave come mezzo di locomozione.
Scafi in legno :
Cartaginesi 700 a.C. Pece e possibilmente coperture (guaine) di rame.
Fenici 700 a.C.500 a.C.Sego e guaine di piombo. Rivestimenti di arsenico
e zolfo mischiati con l’olio.
Greci 300 a.C. Guaine di cera,catrame e piombo.
Romani , Greci 200 a.C.-45 d.C. Guaine di piombo con chiodi di
rame.
Vichinghi 10 d.C. Sigilli di catrame
Plutarchiani 45-125 d.C. Pezzi di alghe, slime e pece
Navigatori in età
colombiana
XIII-XV secolo Pece e sego mischiati con olii, resine.
Diverse civiltà 1618-1625 Rame, possibilmente con una mistura di cemento,
acciaio,sabbia e un composto di rame o minerale arsenico.
XVIII secolo Guaine di legno su uno strato di pece e capelli
animali.
Scafi in legno o acciaio
Inglesi 1758 -1786
Coperture di rame che causarono la
corrosione galvanica di chiodi di ferro.
Coperture di rame usando chiodi di leghe di zinco e rame.
Diversi popoli 1758-1816 Coperture di zinco,piombo,
nickel,arsenico, acciaio zincato, e poi leghe di antimonio, zinco,stagno,
seguiti da coperture di legno rivestite di rame.
Venne scoperta anche la possibilità dell’utilizzo di coperture no metalliche(smalto,sughero,
ebanite e gomma ).
Osserviamo che i rimedi al fouling vennero progettati sin dai
tempi dei fenici e cartaginesi con rivestimenti di pece, piombo e zolfo,furono
anche i primi a utilizzare il rame, che sarà utilizzatissimo e fondamentale
nelle tecnologie future.Tecniche simili vennero usate anche da romani e greci
che effettuarono ricerche utilizzarono soprattutto il piombo. Successivamente
nel XVIII secolo erano molto diffuse coperture di legno unite con pece o catrame
e una quantità notevole di chiodi metallici che entrando in contatto fra loro
formano una sorta di seconda pelle sullo scafo. Dal XVIII secolo in poi si
iniziarono a produrre scafi in acciaio e non solo più in legno e così vennero
sperimentate nuove tecnologie come quelle caratterizzate da coperture non metalliche
come gomma, vulcanite, sughero e smalto), ma queste tipologie vennero presto abbandonate
a causa dei costi onerosi e della difficoltà di applicazione. Venne anche abbandonata
la tecnologia caratterizzata da coperture di legno con chiodi di ferro poiché causavano
la corrosione galvanica dello scafo causando nel 1782. Il problema venne
risolto usando chiodi in leghe di rame e zinco. Infine intorno alla metà del
XIX secolo si arrivò alla creazione della prima pittura antifouling contenente
rame, arsenico e ossido di mercurio come biocidi (intossicanti) sciolti in olio
di semi di lino o in resine.
1862 Metà del XIX secolo Rivestimenti in legno ricoperti di rame. Nascono
le prime
PITTURE antifouling contenenti elementi biocidi e tossici(rame,arsenico,
mercurio)inserite in una catena polimerica.
Tecnologie seguenti
alla metà del XIX secolo fino a oggi:
Dunque dopo la metà del XIX secolo le pitture antifouling presero
il sopravvento su tutte le altre tecnologie brevettate fino a quel tempo. La
tipologia di pittura antifouling più diffusa era quella contenente al suo
interno dei biocidi,ovvero sostanze velenose applicate sullo scafo con lo scopo
di uccidere micro o macro organismi causa del biofouling preservando così la
forma e l’integrità dello scafo. Una delle più efficaci venne brevettata nel
1950 basata su composti tributilstannici (chiamata infatti TBT) la quale
garantiva efficacia su un vasto raggio di specie e una durata di ben 5anni.
Questa pittura però era causa di impotenza e sterilizzava alcune specie marine
le quale così non potevano riprodursi e rischiavano di estinguersi. Così questa
tecnologia (TBT) venne bandita nel Novembre del 1999 dalla IMO (International maritime
organization) con il divieto di applicazione di vernici con composti organo
stannici dal 1 Gennaio del 2001 e il
divieto totale dal 1 Gennaio 2008.
Terminata così l’epoca dei composti organostannici si volle oltre
a eliminare il fouling già
insediatosi sullo scafo, anche prevenire la sua formazione
garantendo un certo livello di
lisciatura in modo da ridurre al minimo l’attrito della nave al
moto. Per un certo periodo di
tempo negli anni seguenti al bando indetto dalla IMO, si passò a
nuove tecnologie a rilascio(per movimento) e ablative (per periodo a riposo) a
base di rame. Anche qui si presentarono dei problemi a livello ambientale
perché i metalli presenti nelle vernici si bioaccumulano nell’ambiente creando
sedimenti che possono rendersi tossici a livelli elevati e permanere nascosti
per degli anni. Quindi si cercò con il tempo di aumentare i biocidi in modo da diminuire
la quantità di rame e di metalli , anche se gli effetti organici dei biocidi
non sono stati ancora del tutto scoperti e svelati e le conseguenze che
generano nell’ambiente sono ancora da scoprire e in fase di ricerca. Così
infine si arrivò alle vernici scoperte ultimamente e del futuro chiamate “foul
release” e “biocide free”, che presentano un ottimo compromesso tra un elevato
rispetto ambientale e prestazioni efficienti. Queste vernici sono composte da catene
polimeriche funzionali che vengono rilasciate sulla superficie immersa dello
scafo della nave non rilasciando così biocidi eventualmente tossici e ancora in
fase di studio e dunque ancora un’incognita. Le catene polimeriche inibiscono
maggiormente il biofouling e la biocorrosione grazie alla loro incorporazione
di catene funzionali anti adesione, antimicrobiotiche e anti corrosione
rispetto al rilascio di biocidi. Diversi rivestimenti e pitture a base di
polimeri funzionali sono stati sviluppati negli anni recenti a altri sono in
via di sviluppo
Non-biocidal coatings :
Le pitture commerciali non biocide spaziano da pitture da una
matrice molto dura utilizzata
principalmente per imbarcazioni di piccole dimensioni e spesso
difficili da pulire fino a
vernici con la tecnologia “foul release” o a rilascio che hanno la
proprietà di rendere la
superficie dello scafo a bassa energia rendendola così facile da
pulire e facendo distaccare facilmente gli organismi senza l’uso di biocidi.I
rivestimenti a tecnologia “foul release” si basano sul concetto di minimizzare
la forza di adesione tra i foulers e il materiale di cui e costituita la
superficie dello scafo permettendo la rimozione del fouling semplicemente
attraverso il moto della nave, quindi è un tipo di pulizia meccanica che sfrutta
l’idrodinamicità della nave durante la navigazione.Polimeri siliconici e
fluoropolimeri con bassa energia superficiale e modulo sono i materiali più
utilizzati come leganti. Però l’uso di vernici a rilascio a base siliconica
creano alcuni svantaggi. Alcuni organismi (come i diatoms slime) sono difficili
da eliminare se si procede ad una velocità inferiore ai 30 nodi, inoltre queste
vernici sono molto sensibili ai danni meccanici e sono complicate da applicare.