Approfondimenti sugli aspetti tecnici della navigazione marittima,dell'architettura navale e relative norme, note storiche e diporto nautico. METEO PROGRESS - Archivio gratuito dati storici meteorologici, mareografici, idrografici e pubb. nautiche. (Link Indirizzo a piè pagina)
venerdì 5 aprile 2019
domenica 31 marzo 2019
STUDIO DELL'ANTIFOULING parte 3^
Tipologie di resistenza
Viene posta particolare attenzione alla
rugosità superficiale vera della carena edipendente dal rivestimento
utilizzato. Rugosità superficiale che, come accennato nellaConferenza internazionale sulla
riduzione dell’attrito (SMOOTH
Ships 2011) tenutasi inTurchia nella Technical
University di Istanbul in data 20 Mggio 2011, può essere suddivisain due categorie:rugosità
fisica: nasce da ogni tipo di discontinuità ed è influenzata da ogni parte
delloscafo che modifica il flusso d’acqua sulla superficie dello scafo come ad
esempio
deformazioni, imperfezioni durante la
saldatura, protezioni catodiche (usate per il
monitoraggio della corrosione
superficiale) e lingue di sentina. Questo tipo di rugosità non è scopo del
nostro studio;rugosità biologica: è causata dal fouling ed è migliorabile
levigando la superficiedello scafo a contatto con l’acqua o durante l’utilizzo
della nave usando rivestimentiantifouling appropriati. Questa è la categoria di
rugosità maggiormente influenzatadalle protagoniste di questa tesi ovvero le
vernici antifouling.
In ambito navale esistono anche le navi
appartenenti al naviglio minore , ovvero navi non
grandi la cui velocità tipica si aggira
intorno ai tredici nodi. Per tutte queste categorie di
mezzi navali, la minimizzazione della
resistenza d'attrito passa anzitutto, ancora una volta,
attraverso una appropriata progettazione.
E qui sopperiscono gli studi sulla idrodinamica,
grazie ai quali oggi disponiamo di
metodi di calcolo sempre più raffinati, ormai affidati
all'elaboratore elettronico, per
disegnare forme di carena nelle quali la superficie bagnata èla minima indispensabile per realizzare quelle certe
caratteristiche della nave che
l'Armatore ha richiesto.
Anche i materiali con cui lo scafo è costruito hanno il loro impatto
sul valore del Cf. Il legno, a sua volta, è di solito meno rugoso dell'acciaio
ordinario, quello
più ampiamente utilizzato
nella costruzione navale. Poi Il progettista sa dove trovare le
indicazioni per ottimizzare
il Cf tenendo conto dei fattori
che maggiormente confluiscono
nel determinarla. La prassi
della costruzione navale, poi, fornisce le metodiche per rendere
il più scorrevole possibile
la carena una volta che siano stati scelti i parametri
dimensionali. Tali
metodiche si basano in pratica nell'applicazione, sulla superficie della
carena, di sostanze
incaricate di:eliminare, o almeno ridurre al minimo possibile, la rugosità
della carena. A questo riguardo accenniamo che per certi tipi di nave,
specialmente militari, vengono impiegate sostanza "autoleviganti".
Vale a dire che nel corso del tempo, queste sostanze si sfogliano come veli di
cipolla, in modo da assicurare sempre la massima levigatezza alla
carena;proteggere lo scafo dall'attacco degli aggressivi chimici disciolti nell'acqua
(funziona anticorrosiva);proteggere lo scafo dall'attacco dei numerosi
aggressivi biologici (vegetali ed animali) anch'essi presenti nell'acqua
(funzione antivegetativa).Dunque ricapitolando la diminuzione del biofouling:
diminuisce la resistenza ad attrito della nave, garantendo così migliori
prestazioni grazie una riduzione della rugosità superficiale con conseguente
riduzione del coefficiente di resistenza ad attrito equivalente, diminuendo i
consumi di carburante, creando guadagni economici e meno inquinamento
ambientale.
TECNOLOGIE ANTIFOULING
Vediamo una descrizione dell’evoluzione delle tecnologie
antifouling dagli antichi Fenici e
Cartaginesi fino ai giorni nostri.
Tecnologie antecedenti
alla metà del XIX secolo:
La necessità di proteggere gli scafi delle navi dal fouling è
antica quanto la scoperta della
nave come mezzo di locomozione.
Scafi in legno :
Cartaginesi 700 a.C. Pece e possibilmente coperture (guaine) di rame.
Fenici 700 a.C.500 a.C.Sego e guaine di piombo. Rivestimenti di arsenico
e zolfo mischiati con l’olio.
Greci 300 a.C. Guaine di cera,catrame e piombo.
Romani , Greci 200 a.C.-45 d.C. Guaine di piombo con chiodi di
rame.
Vichinghi 10 d.C. Sigilli di catrame
Plutarchiani 45-125 d.C. Pezzi di alghe, slime e pece
Navigatori in età
colombiana
XIII-XV secolo Pece e sego mischiati con olii, resine.
Diverse civiltà 1618-1625 Rame, possibilmente con una mistura di cemento,
acciaio,sabbia e un composto di rame o minerale arsenico.
XVIII secolo Guaine di legno su uno strato di pece e capelli
animali.
Scafi in legno o acciaio
Inglesi 1758 -1786
Coperture di rame che causarono la
corrosione galvanica di chiodi di ferro.
Coperture di rame usando chiodi di leghe di zinco e rame.
Diversi popoli 1758-1816 Coperture di zinco,piombo,
nickel,arsenico, acciaio zincato, e poi leghe di antimonio, zinco,stagno,
seguiti da coperture di legno rivestite di rame.
Venne scoperta anche la possibilità dell’utilizzo di coperture no metalliche(smalto,sughero,
ebanite e gomma ).
Osserviamo che i rimedi al fouling vennero progettati sin dai
tempi dei fenici e cartaginesi con rivestimenti di pece, piombo e zolfo,furono
anche i primi a utilizzare il rame, che sarà utilizzatissimo e fondamentale
nelle tecnologie future.Tecniche simili vennero usate anche da romani e greci
che effettuarono ricerche utilizzarono soprattutto il piombo. Successivamente
nel XVIII secolo erano molto diffuse coperture di legno unite con pece o catrame
e una quantità notevole di chiodi metallici che entrando in contatto fra loro
formano una sorta di seconda pelle sullo scafo. Dal XVIII secolo in poi si
iniziarono a produrre scafi in acciaio e non solo più in legno e così vennero
sperimentate nuove tecnologie come quelle caratterizzate da coperture non metalliche
come gomma, vulcanite, sughero e smalto), ma queste tipologie vennero presto abbandonate
a causa dei costi onerosi e della difficoltà di applicazione. Venne anche abbandonata
la tecnologia caratterizzata da coperture di legno con chiodi di ferro poiché causavano
la corrosione galvanica dello scafo causando nel 1782. Il problema venne
risolto usando chiodi in leghe di rame e zinco. Infine intorno alla metà del
XIX secolo si arrivò alla creazione della prima pittura antifouling contenente
rame, arsenico e ossido di mercurio come biocidi (intossicanti) sciolti in olio
di semi di lino o in resine.
1862 Metà del XIX secolo Rivestimenti in legno ricoperti di rame. Nascono
le prime
PITTURE antifouling contenenti elementi biocidi e tossici(rame,arsenico,
mercurio)inserite in una catena polimerica.
Tecnologie seguenti
alla metà del XIX secolo fino a oggi:
Dunque dopo la metà del XIX secolo le pitture antifouling presero
il sopravvento su tutte le altre tecnologie brevettate fino a quel tempo. La
tipologia di pittura antifouling più diffusa era quella contenente al suo
interno dei biocidi,ovvero sostanze velenose applicate sullo scafo con lo scopo
di uccidere micro o macro organismi causa del biofouling preservando così la
forma e l’integrità dello scafo. Una delle più efficaci venne brevettata nel
1950 basata su composti tributilstannici (chiamata infatti TBT) la quale
garantiva efficacia su un vasto raggio di specie e una durata di ben 5anni.
Questa pittura però era causa di impotenza e sterilizzava alcune specie marine
le quale così non potevano riprodursi e rischiavano di estinguersi. Così questa
tecnologia (TBT) venne bandita nel Novembre del 1999 dalla IMO (International maritime
organization) con il divieto di applicazione di vernici con composti organo
stannici dal 1 Gennaio del 2001 e il
divieto totale dal 1 Gennaio 2008.
Terminata così l’epoca dei composti organostannici si volle oltre
a eliminare il fouling già
insediatosi sullo scafo, anche prevenire la sua formazione
garantendo un certo livello di
lisciatura in modo da ridurre al minimo l’attrito della nave al
moto. Per un certo periodo di
tempo negli anni seguenti al bando indetto dalla IMO, si passò a
nuove tecnologie a rilascio(per movimento) e ablative (per periodo a riposo) a
base di rame. Anche qui si presentarono dei problemi a livello ambientale
perché i metalli presenti nelle vernici si bioaccumulano nell’ambiente creando
sedimenti che possono rendersi tossici a livelli elevati e permanere nascosti
per degli anni. Quindi si cercò con il tempo di aumentare i biocidi in modo da diminuire
la quantità di rame e di metalli , anche se gli effetti organici dei biocidi
non sono stati ancora del tutto scoperti e svelati e le conseguenze che
generano nell’ambiente sono ancora da scoprire e in fase di ricerca. Così
infine si arrivò alle vernici scoperte ultimamente e del futuro chiamate “foul
release” e “biocide free”, che presentano un ottimo compromesso tra un elevato
rispetto ambientale e prestazioni efficienti. Queste vernici sono composte da catene
polimeriche funzionali che vengono rilasciate sulla superficie immersa dello
scafo della nave non rilasciando così biocidi eventualmente tossici e ancora in
fase di studio e dunque ancora un’incognita. Le catene polimeriche inibiscono
maggiormente il biofouling e la biocorrosione grazie alla loro incorporazione
di catene funzionali anti adesione, antimicrobiotiche e anti corrosione
rispetto al rilascio di biocidi. Diversi rivestimenti e pitture a base di
polimeri funzionali sono stati sviluppati negli anni recenti a altri sono in
via di sviluppo
Non-biocidal coatings :
Le pitture commerciali non biocide spaziano da pitture da una
matrice molto dura utilizzata
principalmente per imbarcazioni di piccole dimensioni e spesso
difficili da pulire fino a
vernici con la tecnologia “foul release” o a rilascio che hanno la
proprietà di rendere la
superficie dello scafo a bassa energia rendendola così facile da
pulire e facendo distaccare facilmente gli organismi senza l’uso di biocidi.I
rivestimenti a tecnologia “foul release” si basano sul concetto di minimizzare
la forza di adesione tra i foulers e il materiale di cui e costituita la
superficie dello scafo permettendo la rimozione del fouling semplicemente
attraverso il moto della nave, quindi è un tipo di pulizia meccanica che sfrutta
l’idrodinamicità della nave durante la navigazione.Polimeri siliconici e
fluoropolimeri con bassa energia superficiale e modulo sono i materiali più
utilizzati come leganti. Però l’uso di vernici a rilascio a base siliconica
creano alcuni svantaggi. Alcuni organismi (come i diatoms slime) sono difficili
da eliminare se si procede ad una velocità inferiore ai 30 nodi, inoltre queste
vernici sono molto sensibili ai danni meccanici e sono complicate da applicare.
lunedì 4 marzo 2019
STUDIO DELL'ANTIFOULING parte 2^
CHE COSA È IL FOULING
Con il termine biofouling
si intende il fenomeno di accumulo e deposito di organismi viventi,animali e
vegetali, unicellulari o pluricellulari su superfici naturali o artificiali immerse;
tale aspetto costituisce un problema che deve essere contrastato e controllato
quando si presenta l’esigenza di avere superfici efficienti dal punto di vista
idrodinamico (es. carene di imbarcazioni, tubazioni).Il biofoulin può essere schematicamente
rappresentato come una successione ecologica(Candries M. 2001) in cui il
microfouling (o biofilm), costituito da batteri, alghe unicellularie
cianobatteri, si instaura sulle superfici preparando le stesse all’attacco del
macrofouling,costituito dall’insediamento di organismi marini di maggiori
dimensioni sia di origine vegetale (macroalghe) che animale (serpulidi,
cirripedi, bivalvi, spugne ed altro).Per contrastare l’attacco di organismi con
spiccate capacità adesive possono essere usati prodotti vernicianti
antivegetativi (antifouling) che contengono al loro interno molecole con azione
biocida che vengono rilasciate con tempi e a concentrazioni differenti a
seconda delle matrici in cui sono incorporate.Alcune sostanze ad azione biocida
ed elevata efficacia impiegate nel corso degli anni hanno mostrato livelli di
tossicità elevata nei vari comparti dell’ambiente marino (sedimenti,colonna
d’acqua, organismi). Un esempio è dato dai composti organostannici (es. TBT),
il cui uso come antivegetativi è stato vietato a seguito delle indicazioni
dell’IMO e della convenzione internazionale (AFS) adottate il 5 ottobre 2002
dagli Stati membri dell’Unione Europea. Recentemente anche le vernici a base di
composti rameici, ad oggi le più utilizzate,sono state vietate in Svezia.Un’
alternativa alle vernici contenenti biocidi potrebbe essere l’impiego di
polimeri ad azione fouling-release, la cui azione non impedisce la formazione
di biofouling ma ne facilita il distacco, a causa delle deboli interazioni che
si creano tra la matrice e le strutture di adesione degli organismi.Esistono
più di 4000 specie di ‘’foulers’’ ognuna con le proprie caratteristiche.
Esistono due grandi gruppi in cui è possibile dividere gli organismi che
causano questo fenomeno e il processo del fouling solitamente si divide in 4
fasi.Le due grandi categorie in cui è possibile effettuare la suddivisione sono
:
" MICROFOULING :
caratterizzata da foulers di dimensioni molto piccole (grandezza
del micrometro), formano la
famosa “slime”, principalmente formata da muffa di
mare, diatomee e organismi
unicellulari. Influenzano la resistenza al moto della nave fino ad un massimo
del 10 %." MACROFOULING : foulers più ingombranti (raggiungono spessori di
diversi centimetri) rispetto alla categoria micro, ne fanno parte alghe di
notevoli dimensioni e l’animal fouling. Possono influenzare fino al 40% la resistenza
a moto della nave.Oltre ad aumentare la resistenza, corrodono e danneggiano
anche la pittura prima e lo scafo poi.Il fenomeno inizia a verificarsi dal
momento in cui la nave si immerge nelle acque marine o oceaniche che siano.
Nella prima fase sullo scafo si accumulano materia organica dissolta e molecole
come polisaccaridi, proteine e frammenti proteici. Poche ore dopo inizia la
seconda fase, che porrà le basi per quelle successive. Infatti in questa viene
a formarsi un sottile film microbiotico di batteri e organismi unicellulari
come le diatomee (slime), seguito da una
secrezione di mucopolisaccaridi che creano solide basi per
l’insediamento del macrofouling.Questo ‘’slime’’ influenzerà in maniera
rilevante le prestazioni della nave, aumentando la resistenza al moto tra il 2%
e il 10%. La presenza di essudati adesivi e la rugosità causata dalle
irregolari colonie microbiotiche favorisce così l’insediamento di molte altre
particelle e organismi dando inizio così alla terza fase dove si instaurano
soprattutto spore algali ,funghi e protozoi marini. Inoltre in questa fase ho
il passaggio dal film microbiotico a un rivestimento organico molto più
complesso che tipicamente è caratterizzato da organismi marini pluricellulari , erbivori e
decompositori.Infine si raggiunge la quarta e ultima fase del processo di
formazione del fouling , nella quale si intensifica fortemente l’attaccamento e
crescono sullo scafo principalmente macro-alghecome l’alga verde (Enteromorpha)
e l’alga marrone (Ectocarpus) le quali presentano uno straordinario potenziale
riproduttivo e una forte resistenza alle diffuse fluttuazioni ambientali
specialmente per quanto riguarda salinità e secchezza, rendendo il loro
distacco molto complicato. Altro protagonista di questa fase è il fouling
animale composto principalmente da cirripedi, molluschi, briozoi e
tubificidi.L’ “animal” fouling rispetto al precedentemente citato “slime”
riduce drasticamente le
prestazioni della nave
(40%) e deve essere eliminato ed evitato il più possibile.12
Lo sviluppo del biofouling
marino dipende da molteplici fattori come la temperatura
dell’acqua, livello di
nutrienti, frequenza delle correnti, salinità e pH dell’ambiente marino
e le proprietà del
materiale dello scafo. Oltre i fattori ambientali, influiscono anche proprietà superficiali
come l’energia superficiale, la bagnabilità, la resistenza meccanica e la topografia
della superficie. Diversi studi hanno dimostrato che una superficie con valori
energetici tra i 20 e i 30
mJm-2, conosciuta come ‘minimo
di Baier’, rappresenta la
condizione di minima
adesione per i microrganismi. Dipende anche da fattori geografici
come la zona geografica e
il periodo dell’anno.La fase di maggiore aggressività si verifica quando la
nave attracca in porto (fig.4)soprattutto in presenza di acque tropicali.
Le pitture antifouling navali quindi non solo
devono avere un’elevata efficacia e garantire
almeno 5 anni di protezione
costante tra un attracco e l’altro, ma devono anche avere, nella maggior parte
dei casi, un ampio spettro di azione in modo da poter contrastare le più di4000
specie esistenti in ogni condizione ambientale e superficiale in cui si possono
trovare.Ogni nave avrà la propria vernice antifouling più adatta per i propri
fini e le proprie esigenze ambientali, di velocità, e di carico.
INFLUENZA DEL FOULING SULLA
RESISTENZA AL MOTO DELLA NAVE.
Si definisce resistenza al
moto o resistenza totale RT di una carena ad una data
velocità V la forza che sarebbe
necessaria per rimorchiare, in acqua tranquilla ed indisturbata, quella nave a
quella velocità. Questa definizione si riferisce ad una condizione teorica in
quanto inpratica, supponendo anche di poter disporre di un rimorchiatore di
potenza sufficiente, la
nave rimorchiata
avanzerebbe nella scia del rimorchiatore e quindi in acqua disturbata.
La potenza necessaria a
vincere questa resistenza prende il nome di potenza effettiva o
potenza di rimorchio e si
indica con il simbolo PE (nella bibliografia meno
recente è
possibile incontrare anche
il simbolo ehp, dall'inglese effective horse power); dal
La resistenza totale è
composta da un certo numero di componenti che sono dovute ad una molteplicità
di cause e che interagiscono tra loro in modo molto complicato. In prima
approssimazione si può
ritenere che la resistenza totale sia dovuta a quattro componenti
principali:
1) resistenza d'attrito Rf (frictional resistance),
dovuta al moto dello scafo in un fluido
viscoso; 2) resistenza d'onda
RW (wave-making resistance),
dovuta all'energia che la nave devespendere per generare le onde che si formano
al suo passaggio; 3) resistenza viscosa di pressione RPV (viscous pressure
resistance o VPR), dovuta all'
energia che la nave perde
per la formazione di vortici che si staccano dalla carena o
dalle appendici; 4)
resistenza dell'aria RAA (air resistance), dovuta
alla velocità relativa tra la parte emersa della nave e l'aria ferma, cioè in
assenza di vento; le componenti 2) e 3) vengono comunemente conglobate in
quella che è detta resistenza residua.l'importanza relativa tra le diverse
componenti della resistenza dipende dal tipo di imbarcazione che si considera e
dalla sua velocità. Le componenti della resistenza sopradescritte sono dette
principali in quanto sono state le prime ad essere studiate e sono presenti in
tutti i tipi di imbarcazione, l'aggettivo principali non deve suggerire l'idea
che esse siano quelle di maggiore entità. Tra le componenti della resistenza si
annovera inoltre la resistenza delle appendici RAP; le appendici di carena
sono costituite da timoni, alette di rollio,assi portaelica, bracci degli assi
e da quant'altro sporga dalla superficie della carena.Questa componente della
resistenza viene trattata separatamente in quanto le carene non venivano generalmente
provate con le appendici, ma nude; essa non è considerata tra le componenti principali
anche perché la sua entità è modesta per le navi lente. La sua importanza
crebbe con il crescere della velocità di esercizio e con lo svilupparsi delle
piccole imbarcazioni veloci, per le quali assume un valore non indifferente.
Per le imbarcazioni veloci esiste inoltre la resistenza dello spray RS; essa è dovuta alla
formazione di un sottile strato d'acqua,che scorre contro l'opera morta nella
zona prodiera della carena, chiamato appunto spray.Per ovviare alla formazione
dello spray, che è indesiderabile sia perché aumenta la resistenza all'avanzamento
della carena sia perché da esso possono staccarsi spruzzi che possono raggiungere
il ponte, sono stati introdotti i cosiddetti spray rails; essi sono costituiti
da spigoli, che corrono longitudinalmente sulle murate, aventi la funzione di
deflettere lo spray per impedirgli di scorrere sull'opera morta e di
raggiungere la coperta. Naturalmente il beneficio che essi portano non è
gratuito, infatti per deflettere lo spray è necessaria una certa forza la cui
componente nella direzione del moto produce in un incremento della resistenza della
carena. La resistenza dovuta a questo fenomeno è detta resistenza degli spray
rails .
resistenza dovuta
all'interferenza tra gli scafi DINT (Interference Drag);
essa trae origine
dalla perturbazione del
flusso che investe ciascuno scafo provocata dalla presenza dello
scafo adiacente. Si
verifica infatti che la resistenza del doppio scafo è differente dal doppio
della resistenza di un
singolo scafo. In realtà questa non è una vera e propria componente
della resistenza in quanto,
in casi particolari, l'interferenza può essere positiva e quindi la
resistenza dovuta
all'interferenza assume valori negativi; essa è stata introdotta per
quantificare la differenza
di comportamento tra lo scafo singolo o accoppiato. La resistenza al moto della
nave però generalmente dipende dalla rugosità superficiale dello scafo
cheinfluenza principalmente la resistenza d’attrito.
Resistenza d’attrito
Diamo una spiegazione
dettagliata al tipo di resistenza che è più legata alla rugosità
superficiale e quindi alla formazione
di fouling. Questo tipo di resistenza nasce dal fatto cheil fluido in cui si
muove la carena è viscoso; in altre parole i legami molecolari fanno sì che debba
essere spesa una certa quantità di energia per provocare lo spostamento
relativo di molecole. Considerando una carena in moto nell'acqua si verifica
che il primo strato di fluido che la circonda aderisce alla stessa e si muove,
rispetto all'acqua indi- sturbata, alla stessa velocità. A causa della
viscosità gli strati successivi sono soggetti a delle tensioni tangenziali che
li mettono in movimento a loro volta. Questo fenomeno dà luogo alla formazione
di uno strato d'acqua, che diviene più spesso andando da prora a poppa, nel
quale la velocità varia passando dal valore pari a quello della carena in
movimento, nelle immediate vicinanze della stessa, fino ad un valore quasi
nullo via via che ci si allontana da essa. Questa zona di acqua prende il nome
di strato limite e la resistenza d'attrito è pari alla quantità di moto che
lacarena fornisce allo strato limite per mantenerlo in movimento. Gli studi
sulla resistenza d'attrito sono cominciati nel secolo scorso ad opera di molti
studiosi; uno fra questi, Osborne Reynolds, condusse esperienze sul flusso
all'interno di tubi introducendo al centro della corrente, una sottile vena di
colorante. Reynolds osservò che quando la velocità del fluido entro il tubo era
bassa il colorante si manteneva sotto forma di un filamento rettilineo parallelo
alla direzione della corrente. Ad una certa velocità, che egli chiamò velocità
criticaVC il filamento iniziava ad
essere instabile e a perdere l'andamento rettilineo assumendo una configurazione
ondulata; oltre tale velocità il filamento cessava di esistere ed il colorante
si
mescolava completamente al
fluido riempiendo completamente il tubo. La forza che il fluido esercitava sul
tubo veniva misurata attraverso la caduta di pressione tra le estremità dello stesso;
Reynolds osservò che, per velocità inferiori a VC, la forza sul tubo
dipendeva
linearmente dalla velocità,
mentre per velocità maggiori essa variava con una potenza della velocità
leggermente inferiore al quadrato. Apparve inoltre che la forza, applicata dal
fluido in movimento, si rivelava costante a parità del numero di Reynolds
calcolato in base al diametro dei tubi:
Altri ricercatori si
accorsero che quanto verificato da Reynolds si applicava anche al deflusso di aria in un tubo e che le forze
su modelli di dirigibili in scale differenti erano eguali a parità del numero
di Reynolds calcolato utilizzando la lunghezza dell'aeromobile:
Questo tipo di esperienze
suggerì la considerazione dell'esistenza di due tipi di flusso
associati a due tipi di
leggi di resistenza. A bassi valori del numero di Reynolds, quando il
filamento di colorante si
mantiene stabile, il fluido si muove evidentemente per strati
paralleli che non si
mescolano trasversalmente, ma che scorrono l'uno sull'altro a differenti
velocità; questo tipo di
flusso venne chiamato flusso laminare ed associato a resistenze
relativamente basse.
All'aumentare del numero di Reynolds il flusso laminare diviene
sempre più instabile fino a
che si verificano il mescolamento trasversale degli strati e la
generazione di vortici e
contemporaneamente si verifica un aumento della resistenza d'attritoRf; questo secondo tipo di
flusso venne denominato flusso turbolento. Si riconobbe quindi che la
resistenza di attrito è funzione del numero di Reynolds.
lunedì 11 febbraio 2019
STUDIO DELL'ANTIFOULING - parte 1^
Stralcio sullo
studio dell’antifouling estrapolato da una tesi di laurea in Ingegneria Meccanica
dell’Universita’ di GENOVA anno accademico 2014-2015 -candidato F.Marciano
NAVI E AMBIENTE
La navigazione esercita un
impatto ambientale per nulla trascurabile. Prendendo spunto dal sito ufficiale
dell’International Maritime Organization (www.imo.org), più precisamente
nella sezione Marine Enviroment (Marine Enviroment 2015
IMO), possiamo definire le
principali cause
d’inquinamento in ambito navale e le soluzione apportate dall’IMO stessa
per contrastarle. Acque di zavorra: Le acque
di zavorra sono acque collocate in sentina (parte inferiore della stiva) il cui
scopo è quello di abbassare il centro di massa e stabilizzare lo scafo.Gli
scarichi delle acque di zavorra delle navi possono avere un impatto negativo sull'ambiente
marino. Le navi da crociera, le grandi petroliere, e le navi cargo utilizzano
una grande quantità di acqua di zavorra, che spesso è presa in una data regione
costiera dove in precedenza hanno scaricato altre navi per poi essere scaricata
in un altro porto, dove la stessa acqua scaricata sarà poi presa da un'altra
nave, dando luogo ad un circolo vizioso. Gli scarichi di acqua di zavorra
contengono in genere
una grande varietà di
materiali biologici, come le piante, gli animali, i virus e i batteri.Questi
materiali trasportano anche specie non autoctone in luoghi dove altrimenti non
si troverebbero, causando in tal modo un danno molto grave all'ecosistema acquatico.
Per evitare il trasferimento delle specie invasive e coordinare una risposta repentina
ed efficace a queste invasioni è necessaria la collaborazione dei diversi governi,
settori economici, associazioni non governative e la creazione di trattati organizzativi
internazionali. Infatti nel Novembre del 1997 la International Maritime Organization
( IMO) stipulò in accordo con gli stati membri di quel periodo il famoso trattato
: Guidelines for the
control and management of ships' ballast water to minimize the transfer of
harmful aquatic organisms and pathogens, in modo da dare una serie di linee guida sull’acqua delle
zavorre. Successivamente nel 13 Febbraiodel 2004 venne indetta tra gli stati
aderenti all’IMO la International
Convention forthe Control and Management of Ships' Ballast Water and Sediments
(BWMConvention), la quale richiedeva alle
navi in possesso di acque di zavorra un piano per la gestione delle acque di
zavorra stesse con delle procedure standard obbligatorie. Linee guida che
continuarono ad essere innovate e modificate negli anni seguenti fino
all’ultima assemblea della Marine Enviromental Protection Comitee (MEPC)
avvenuta nell’ Ottobre del 2008 e che definì i 14 gruppi di linee guida in
vigore ancora oggi. Inquinamento acustico: il
rumore prodotto da alcune imbarcazioni può percorrere lunghe distanze e le
specie marine che fanno affidamento sui suoni per orientarsi (la cosiddetta
ecolocalizzazione) ma anche per comunicare e per cibarsi possono essere danneggiate
da questi suoni. Impatto delle navi sulla vita animale: i mammiferi marini, come le
balene e i lamantini, rischiano di essere colpiti dalle navi, subendo gravi
infortuni che in alcuni casi possono provocare la morte. Infatti, secondo uno
studio del 2007, anche se una nave viaggia ad una velocità di soli 15 nodi, c'è
il 79% di probabilità di una collisione con una balena, per cui lo scontro
potrebbe essere letale. Un esempio notevole dell'impatto che possono avere le
collisioni tra navi ed animali marini è fornito dalla balena franca
nordatlantica, animale a rischio estinzione di cui restano solo tra i 300 e i 400 esemplari. La situazione è grave a
tal punto che le morti per collisione sono
considerate una seria
minaccia per l'estinzione della specie. Rifiuti liquidi( acque
reflue) e spazzatura: le navi da crociera scaricano 255.000galloni USA (965m³)
di acque di scarico ed altri 30.000 galloni USA (114m³) di acque contenenti
feci a mare ogni giorno, per un totale di 285.000 galloni USA (1079m³) di acque
reflue. Queste possono contenere batteri nocivi, agenti patogeni, virus,parassiti
intestinali e nutrienti dannosi. Gli scarichi di liquami non trattati o
trattati in modo inadeguato possono causare contaminazioni batteriche e virali
di pesci e crostacei, la qual cosa risulta rischiosa per la salute pubblica. La
presenza di sostanze come azoto e fosforo favorisce un'eccessiva fioritura
delle alghe, che consuma
l'ossigeno in acqua e può
portare alla morte dei pesci. Una grande nave da crociera(come per esempio una
con 3000 passeggeri a bordo) può produrre dai 55.000 ai 110.000 litri al giorno
di acque reflue.!Queste costituiscono la più grande fonte di inquinamento prodotta
dalle navi da crociera (tra il 90 e il 95% del totale).!La spazzatura è spesso
mortale e altamente dannosa per l’ecosistema marino.! Gli elementi più dannosi
sono gli olii trattati precedentemente e la plastica poiché entrambi
sono difficilmente biodegradabili e causano danni irreversibili agli animali e
all’ambiente marino con conseguenze spesso terribili. Per tenere sotto
controllo lo scarico di rifiuti venne indetto dalla MARPOL Allegato V (Annex V)
con regole e normative molto rigide vista la gravità del problema. Esso è
valido per ogni tipo di nave e obbliga a scaricare in acqua solo certi tipi di
rifiuti ( non dannosi per l’ambiente ovviamente) e ne vieta addirittura il
rilascio in alcune zone denominate Zone Speciali tra le quali possiamo
annoverare: il Mar Mediterraneo, Baltico, Rosso,
Nero, i Caraibi e le aree
antartiche.
Acqua delle sentine: su una
nave spesso capita che l'olio fuoriesca dai motori e dalle
macchine oppure dalle
sentine, la parte posta più in basso dello scafo, dove si raccolgono i vari
scoli. L'olio, la benzina e i sottoprodotti della decomposizione biologica del
petrolio sono nocivi per i pesci e per la fauna in generale, ma anche per l'essere
umano se ingeriti. Gli effetti possono anche non essere mortali, ma gli organismi
risultano comunque danneggiati da queste sostanze. In genere, una nave da
crociera di grandi dimensioni produce 8 ton di acque di sentina oleose per 24
ore di attività.L’ argomento di questa tesi ovvero le vernici antifouling
influiscono notevolmente, per quanto riguarda i gas di scarico e rilascio di
inquinanti provenienti dalla composizione di vernici:
Gas di scarico
I gas di scarico delle navi sono ritenuti un'importante
fonte di inquinamento atmosferico, con una contaminazione percentuale che va
dal 18% al30% per quanto riguarda l’ossido di azoto e del 9% per l’ossido di
zolfo. Dal 2010,più del 40% dell'inquinamento atmosferico sulla terra ferma
proviene dalle navi. Lo zolfo nell'aria dà luogo alle piogge acide, le quali
danneggiano raccolti e costruzioni.Se inalato, esso può causare problemi
all'apparato respiratorio ed aumentare il rischio di attacchi di cuore. Secondo
Irene Bloombing, una portavoce della coalizione ambientale europea "Mari a Rischio", il carburante
utilizzato nelle petroliere e nelle navi
portacontainer contiene molto zolfo, ma è più economico rispetto a quello usato
sul territorio nazionale. Una nave, secondo quanto afferma la donna, emette circa
50volte più zolfo di un camion per tonnellata di carico trasportato. Città
statunitensi come Long Beach, Los Angeles, Houston, Galveston e Pittsburgh
vedono i traffici marittimi più intensi del loro paese e vani sono stati finora
i tentativi delle amministrazioni locali di ripulire l'aria. I crescenti scambi
commerciali tra Stati Uniti d'America e Cina stanno inoltre aumentando il
numero di navi nell' Oceano Pacifico e perciò esasperando i problemi ambientali
già presenti. Quasi il 4% del fenomeno noto come riscaldamento globale è
causato dalle navi. L'inquinamento atmosferico è infatti alimentato anche dai
motori Diesel di molte navi, in cui viene bruciato olio combustibile con alti
contenuti di zolfo: ciò sprigiona quantità di diossido di zolfo,ossidi di azoto
e polveri sottili, che vanno ad aggiungersi al monossido di carbonio,anidride
carbonica e idrocarburi. Tali emissioni sono state dichiarate dall'
EPA(Environmental Protection Agency) come cancerogene. L'EPA riconosce che le emissioni dei motori Diesel marini
contribuiscono non solo a mantenere bassa la qualità dell'aria, ma anche a
portare altri effetti negativi quali la caligine, le piogge acide,
l'eutrofizzazione e la nitratazione. La stessa EPA stima che i grandi motori Diesel
delle navi rappresentavano circa l'1,6% delle emissioni di ossido di azoto di origine
mobile e il 2,8% delle emissioni di polveri sottili di origine mobile negli
Stati Uniti d'America nel 2000.Questi rivestimenti impediscono e riducono
l’attaccamento dei “foulers” alla nave riducendone così la resistenza al moto e
garantendo risparmi di carburante con conseguente abbassamento delle emissioni
di GHG e quindi di CO2. Quindi queste vernici non solo garantiscono un enorme
vantaggio economico e prestazionale come vedremo ma alcune sono anche
ecofriendly, contribuendo a migliorare la situazione ambientale del nostro
pianeta che,senza l’impegno di provvedimenti e decisioni concrete, tenderà ad
aggravarsi sempre di più.Attualmente la situazione non è per nulla confortante
infatti come riportato nel capitolo“Trasporti” (Sims et al., 2014) del report Climate Change
2014: Mitigation of ClimateChange emesso dall’Intergovernment Panel on Climate Change (IPCC) il
settore dei trasporti produce 7 GtCO2eq/year (ovvero 7 miliardi
di tonnellate di CO2 equivalente all’anno) ed è
responsabile del 23% (quasi un quarto) delle emissioni totali di CO2. Senza un’aggressiva e sostenuta politica di riduzione le
emissioni legate ai trasporti sono destinate ad aumentare irreversibilmente
fino a raggiungere le 12 GtCO2eq/year nel 2050. Questo perché
i trasporti sono un elemento chiave per le attività economiche e la connessione
della nostra società, soprattutto quelli marittimi con i quali si trasportano
l’80 % delle merci trafficate nel mondo (da petroliere a portacontainer).Il
commercio e l’industria globale ruotano intorno all’efficienza dei trasporti, e
la loro domanda per il trasporto di persone e di merce è in continuo aumento
con conseguente aumento delle emissioni di GHG (Green House Gas: CO2, CH4, N2O, HFC, PFC, SF6) e aggravamento dei problemi ambientali che ne
derivano.Quelli marittimi producono il 10 % dei consumi totali generati dal
settore trasporti (che attualmente è 7 GtCO2eq/year), numero per niente
trascurabile in quanto circa il 75% è dovuto
ai trasporti su strada, ponendo il trasporto navale come seconda forza per
influenza.Gli altri consumi sono relativi all’aviazione, ferrovie ed emissioni
indirette da generatori elettrici; invece le emissioni indirette dalla
produzione di carburante, costruzione dei veicoli e delle infrastrutture sono
stati esclusi.Per ridurre le emissioni nel settore navale, si sta promuovendo
una ‘’smart steaming’’ o propulsione intelligente, la quale prevede l’utilizzo
di navi nuove che usufruiscono di carburante alternativi e innovativi come LNG
(Gas Naturale Liquefatto) ,per le navi più grandi (petroliere e portarinfuse) ,
e anche di biocarburanti, gas naturali e idrogeno per le imbarcazioni più
piccole (uso personale e piccoli commerci) in modo da ridurre i carburanti maggiormente
dannosi per l’ambiente e che producono in maggioranza CO2.Ogni nave ha la propria quantità di CO2 emessa in base alle proprie dimensioni, il carburante utilizzato ,
la propria velocità di lavoro , elementi che dipendono tutti dall’utilizzo che
si va a fare dell’imbarcazione stessa , come vediamo i traghetti per passeggeri
sono i più inquinanti e hanno la maggiore quantità di CO2 prodotto per chilometro , mentre tra le navi da merci spiccano le
‘’ roll on/roll off ferry ‘’ ovvero navi traghetto specializzate nel trasporto
merci.Il concetto fondamentale rimane quello che diminuendo l’attrito della
nave con l’acquarisparmio energia e di conseguenza emetto meno CO2eq , un ruolo fondamentale dunque è ricoperto anche dalle vernici
antifouling, le quali permettono consistenti risparmi annuali di carburante con
conseguente riduzione della resistenza al moto grazie all’eliminazione del biofouling
dalla nave e delle emissioni di GHG , anche se alcune possono causare inquinamento
delle acque a causa della presenza di alcuni biocidi dannosi per l’ecosistema marino
( ad esempio il Rame).
Inquinamento
proveniente dalle vernici:
per vernice solitamente si intende un materiale
liquido che può essere spruzzato o applicato sopra una superficie solida sulla
quale successivamente si secca e indurisce così da formare un film omogeneo di
uno certo spessore. Esse sono costituite da diversi materiali ognuno dei quali
viene inserito nella pittura per conferirgli una certa proprietà.
La composizione base delle
pitture è caratterizzata da tre elementi fondamentali a da altri addittivi
presenti in minor quantità.Queste tre componenti fondamentali sono il legante ,
il colorante e il solvente che è l’unico dei tre ad evaporare una volta applicata
la mano di vernice e la cui unica utilità è quella di facilitare l’applicazione
iniziale. Solitamente la verniciatura dello scafo di una nave è eseguita con un
primer, un anticorrosivo e un antifouling.La nostra tesi riguarda unicamente il
comportamento dello strato più superficiale ovvero le pitture antifouling.
Queste come spiega Candries M. nella sua tesi Drag,boundary layer and roughness
charateristics of marine surfaces coated withantifoulings (Candries M. 2001) fin
dalla fine del 1800 venivano mischiate con sostante tossiche in modo da
uccidere all’istante gli organismi che provavano ad insediarsi sullo scafo ma ai tempi avevano
poca durata e un’elevatissima tossicità poiché spesso venivano utilizzati rame
, arsenico e mercurio come biocidi e diversi olii, nafte , e benzene come
leganti. I livelli di inquinamento erano altissimi e la durata veramente
ridotta (12-24 mesi) dunque per gli anni successivi si cercò di trovare un
metodo di rilascio costante e duraturo.
Vennero così inventate
intorno al 1975 le vernici a base di Tributilstagno (TBT) le quali garantivano
una durata di ben 5 anni e un’efficacia costante sia nel periodo di fermo che
durante il moto della nave , ma essendo costituite da composti organostannici
crearono negli anni successivi enormi danni ambientali e ecologici tanto da non
solo uccidere all’istante molte specie di organismi ma rendendo anche sterili e
facendo cambiare sesso ad alcuni organismi come le ostriche impossibilitando
così la loro riproduzione e portandole in alcune zone addirittura all’estinzione.Queste
conseguenze non furono per nulla trascurabili e le vernici a base di TBT con il
tempo vennero eliminate dal commercio. La loro eliminazione iniziò in Giappone già
nel 1992 dove ne venne vietata l’applicazione già nel 1992 per poi proseguire con
il divieto emanato dalla MEPC che proibì l’applicazione delle vernici con composti
organostannici dal 2003 e il divieto totale della presenza di questi su scafi navali
dal 2008.Così fin dagli inizi del nuovo millennio si iniziarono a sperimentare
nuove tecnologie per le pitture antifouling con la presenza di componenti non
tossici (foul release) o biocidi dei quali le conseguenze sull’ambiente marino
sono ancora sotto ricerca e studio.Prima di vedere nel dettaglio le vernici
vediamo che cosa è questo tanto nominato biofouling e come influisce sulla
resistenza al moto della nave.
FONTE WEB DI PUBBLICO DOMINIO
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