NOTE STORICHE - IN MILLE SUL MARE
Seconda parte
Seppe che a difesa di Marsala non
vi era nessuna guarnigione a terra ne’ alcuna nave borbonica;alla fonda in
porto stavano solo due cannoniere inglesi,la Argus e la Intrepid,con il compito
di proteggere gli interessi commerciali della colonia britannica e delle case
vinicole INGHAM e WOOD. Alle ore 12.45 i due piroscafi garibaldini entrarono
indisturbati in porto. Lo sbarco dei volontari e delle armi dal Piemonte
procedette rapido,mentre quello degli uomini di Bixio dal Lombardo fu laborioso
e richiese più tempo. Quando a terra era
stato posto soltanto un quarto del materiale,giunse,improvvisa,la notizia che
stava per arrivare una nave nemica, la pirocorvetta borbonica Stromboli armata
con 6 cannoni,al comando dell’ammiraglio Guglielmo Acton. Si temette il peggio.
Acton,entrando nel porto di Marsala,scoprì per caso che c’erano i garibaldini e
si comportò in modo tale da far nascere poi il sospetto che fossero d’accordo
con loro. Altri lo accusarono di negligenza e inettitudine. Sta di fatto che la
marina borbonica aveva avuto sin dal 18 Aprile 1860 precise istruzioni dal suo
governo per impedire ad ogni costo eventuali sbarchi di filibustieri. Ben
quattordici navi e due rimorchiatori erano stati destinati per crociere di
vigilanza nelle acque della Sicilia.Fra queste navi,al comando del capitano di
vascello Francesco Cossovich,vi erano nelle vicinanze di Marsala il giorno in
cui vi sbarcò Garibaldi la fregata a vela Partenope armata di 60 cannoni,la
corvetta a vela Valoroso con 12 cannoni,la già citata pirocorvetta Stromboli e
il piroscafo mercantile Capri con 2 cannoni. Scorti i due piroscafi nemici, Acton
esitò a lungo. Per prima cosa mandò sotto le cannoniere inglesi un suo
battello,per informarsi di quello che accadeva. Quindi,non soddisfatto delle
informazioni avute,mandò un secondo battello con il tenente De Liguoro a
chiedere ulteriori notizie. Finalmente alle ore 16,si decise ad aprire il fuoco
contro il Lombardo,ma ormai era troppo tardi: i garibaldini e tutte le armi
erano già a terra. Inutile si rivelò anche una bordata sparata da lì a poco
dalla fregata Partenope,sopraggiunta nel frattempo.
I due piroscafi,sbarcati i
volontari,furono fatti allagare da Garibaldi e,solo a sera,una volta vuoti,i
napoletani issarono su di essi la bandiera borbonica. Il Piemonte fu quindi
rimorchiato a Napoli come trofeo di guerra. Il Lombardo che Bixio
intenzionalmente aveva fatto arenare all’entrata del porto,venne poi recuperato
dai volontari,portato a Palermo e aggregato alla marina garibaldina.
Mentre i garibaldini marciavano su Calatafimi e Palermo,le navi di
Cavour erano state mobilitate per assistere da prudente distanza allo svolgersi
degli avvenimenti. Ancor prima,durante il viaggio dei Mille da Quarto a
Marsala,la divisione navale sarda,che era a Livorno al comando dell’ammiraglio
Carlo Persano, aveva avuto ordine di controllare la situazione. Durante la
sosta di Garibaldi a Porto Santo Stefano,venne mandata a vigilare la costa
toscana la pirofregata Vittorio
Emanuele armata con 52 cannoni. Caduta Palermo,Persano andò
in quel porto con la squadra. Da questo momento l’azione sarda diventò di
palese aiuto alla rivoluzione siciliana.
Giuseppe Garibaldi,intuendo
l’importanza della marina nelle operazioni che aveva in animo di compiere,si
preoccupò sin dall’inizio di allestire una flotta omogenea,organizzandola anche
dal punto di vista amministrativo. Nel formare a Palermo il governo
dittatoriale,il 13 Giugno egli costituì un apposito ministero della Marina e lo
affidò al tenente di vascello Piola Caselli,il
quale,dimessosi dalla marina
sarda era passato a quella siciliana divenendo segretario di Stato. La flotta
di Garibaldi cresceva di numero e potenza. Dal comitato centrale del Bertani
giungevano in dono il rimorchiatore a ruote Oregon,il trasporto a vapore
Washington e il trasporto a ruote Franklin; in Inghilterra e in Francia venivano comperati direttamente
dal governo dittatoriale siciliano i trasporti a ruote Cambria,Rosolino Pio,e
Indipendenza,l’avviso a ruote Weissel,gli avvisi a vapore Calatafimi e
Ferruccio,il trasporto a vapore Vittoria e un avviso a vela,il vascello
Benvenuto. Passava sotto bandiera garibaldina anche un piroscafo borbonico,la
cannoniera ad elica Veloce,che fu ribattezzato Tukory,nome di un valoroso colonnello
ungherese caduto a Palermo.Con il Tukory venne compiuta l’unica azione
veramente audace della marina siciliana:l’assalto nella notte del 13 Agosto
1860 al cantiere di Castellamare di Stabia per impossessarsi del vascello
borbonico Monarca. L’impresa dei garibaldini,al comando del capitano di
corvetta Burone Lercari,fallì per l’imprevista e rabbiosa reazione dei marinai
napoletani che,per ordine di Acton,aprirono un nutrito fuoco di fucileria. Arrivato
trionfalmente a Napoli il 7 settembre,Garibaldi cedette a Vittorio Emanuele 14
navi,pari a circa 12.500 tonnellate di stazza.