Un omaggio ad una imbarcazione
storica
caratteristiche e storia
La gondola veneziana è lunga 11 m, alta circa
1,65 m, larga 1,42 m e pesa circa 500 chili. La più particolare delle
caratteristiche della gondola è la sua asimmetria sull’asse longitudinale con
una deviazione di circa 24 cm verso destra(Fig.1) rispetto a sinistra. Lo scopo
di questa forma(Fig.2-3) è compensare lo spostamento causato dallo stile di
rematura veneziano a un solo remo. Il remo, in legno di faggio, ha il
fondamentale ruolo di timone. La forcola(Fig.4) è il punto in cui si alloggia
il remo, ed è in legno di noce. Nonostante la sua notevole lunghezza, la
gondola è estremamente maneggevole grazie al suo fondo piatto e alla porzione
ridotta di scafo sott’acqua, ed è manovrabile anche in spazi molto stretti. Ogni
gondola è composta da 280 pezzi di legno, fissati tra loro con chiodi
galvanizzati. Per questo la costruzione di una gondola richiede una maggiore
varietà di legni rispetto ad altre barche, per le quali vengono impiegati
quercia, larice o pino. Oltre a questi tre tipi di legno, per le gondole
vengono utilizzati anche olmo, tiglio, quercia, cedro e mogano. In totale
vengono quindi impiegati ben otto tipi di legno, selezionati non solo per le
specifiche caratteristiche, ma anche in base ai formati disponibili: il legno
di quercia è utilizzato per lo scafo, soprattutto le fiancate, grazie alla sua
elevata resistenza; l’olmo, molto duro ma anche estremamente elastico, è ideale
per i bordi. Il cedro è forte e compatto ma molto malleabile, e pertanto adatto
alle parti incrociate decorate e intagliate; il mogano, robusto e spesso, è di
norma impiegato per le parti di poppa e prua, grazie alla sua elevata
spugnosità che aiuta a prevenire la formazione di crepe; il pino e il larice,
molto resistenti all’acqua, sono utilizzati per le parti immerse in acqua;
infine il noce, grazie alla sua duttilità anche da bagnato, agevola i ritocchi
finali. Il cantiere navale lagunare in cui vengono costruite barche e gondole
viene chiamato in Veneto squero, mentre gli edifici che lo ospitano sono chiamati
“tesa”.Lo squerarolo è l’artigiano che, pezzo dopo pezzo, dà lentamente forma a
ogni gondola. Nel solco di una tradizione secolare, ogni squerarolo costruisce
le proprie gondole ed ogni gondola è quindi un pezzo unico, un vero oggetto
d’arte, perfettamente distinguibile dalle altre. Non esiste, né è mai esistito,
uno standard per la costruzione di una gondola: ogni artigiano procede secondo
il proprio intuito e le proprie idee, variando dimensioni e proporzioni delle
gondole in base alle esigenze. Il tipico pettine o ferro
di prua (in veneziano fero da próva o dolfin) ha lo scopo di equilibrare l'imbarcazione,
bilanciando il peso del gondoliere a poppa. La sua forma(Fig.5) ha tradizionalmente il significato di
rappresentare i sei sestieri di Venezia (le sei barrette rivolte in avanti), la
Giudecca (la barretta rivolta all'indietro) e il cappello del Doge, l'archetto
sopra il dente più alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto, infine, la
"S" che parte dal punto più alto per arrivare al punto più basso del
ferro rappresenta il Canal Grande. In quello di alcune gondole di recente
costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti
foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole più
importanti tra quelle delle laguna veneta, ovvero le isole di Murano, Burano e
Torcello. Il ferro di poppa, molto più piccolo di quello di prua e con funzioni
principalmente di protezione dagli urti, è detto rìsso. Le manovre richiedono però una notevole
abilità da parte del del gondoliere, che deve essere dotato di un senso
dell'equilibrio molto sviluppato in quanto la posizione di voga all'estremità
della poppa è assai instabile. Per evitare scontri, vi è l'usanza di avvertire
alla voce quando si svolta in un rio stretto e i tipici richiami (òhe) sono
divenuti un elemento caratteristico della città.
La storia
La
forma della gondola si è venuta definendo progressivamente nel corso del tempo.
Le rappresentazioni pittoriche risalenti al XV-XVI secolo mostrano
un'imbarcazione notevolmente differente da quella attuale. Nel quadro Miracolo
della Croce caduta nel canale di San Lorenzo di Gentile Bellini, databile al
1500, le gondole appaiono più corte, più larghe e meno slanciate di quelle
attuali e soprattutto prive di asimmetrie. La coperta di prua e quella di
poppa, dove si posiziona il gondoliere, sono piatte e molto basse rispetto al
pelo dell'acqua. I ferri, sia a prua che a poppa, sono costituiti da due brevi
e sottili astine metalliche. La forcola del rematore appare piatta ed
essenziale, priva di gomiti. Fu solo tra il 1600 e il 1700 che la fisionomia
della gondola, utilizzata sempre più per il trasporto privato di
rappresentanza, si avvicinò a quella attuale. In questo arco di tempo, la lunghezza
dello scafo aumenta e anche i ferri, soprattutto quello di prua, assumono
dimensioni sempre maggiori, più grandi rispetto a quelli attuali, con un
carattere ornamentale sempre più spinto. La poppa si stringe e inizia ad
alzarsi rispetto al pelo dell'acqua. Le coperte di poppa e di prua perdono la forma piatta per diventare spioventi e a poppa
viene aggiunta una piccola pedana di appoggio per garantire l'equilibrio del
gondoliere. Anche la forcola assume la sua caratteristica forma a gomito. Lo
scafo tuttavia mantiene ancora una sostanziale simmetria. Nel corso
dell'Ottocento, la poppa e, in misura minore, la prua si alzano ancora rispetto
al pelo dell'acqua, per migliorare la manovrabilità dello scafo, la cui
lunghezza si assesta definitivamente attorno agli 11 metri. Si introduce anche
una prima leggerissima asimmetria, che viene accentuata in modo deciso solo
all'inizio del Novecento, sempre per esigenze di manovrabilità, così come sia
la prua che la poppa vengono alzate ulteriormente. Lo scafo si snellisce leggermente e cambiano anche le dimensioni del
ferro di prua, che vengono ridotte per ottenere il bilanciamento ottimale rispetto
alle mutate proporzioni. Attualmente le gondole sono imbarcazioni aperte ma,
sino ai primi anni del Novecento, erano dotate di una cabina smontabile detta
fèlze. Quando Venezia era una città con un numero di abitanti molto più elevato
dell'attuale e non erano stati realizzati i cospicui interramenti dei rii
(avvenuti in epoca ottocentesca) la gondola costituiva il mezzo di trasporto
per eccellenza. Le permanenze a bordo potevano quindi essere piuttosto lunghe
e, con il clima invernale veneziano, la copertura del fèlze consentiva una certo
confort e intimità. Il tradizionale colore nero dell'imbarcazione è dovuto
all'origine per l'uso consueto della pece come impermeabilizzante dello scafo
(come tutte le imbarcazioni veneziane e lagunari) e in seguito esteso a tutta
la barca come conseguenza dei decreti suntuari del Senato veneziano - a partire
dal 1609 - volti a limitare l'eccessivo sfarzo nella decorazione delle gondole,
anticamente coperte di stoffe preziose e dorature; del resto il nero è sempre
stato considerato un colore elegante, e quindi adatto ad un mezzo di trasporto
signorile (come le carrozze ottocentesche) mentre all'epoca il colore del lutto
era il pavonazzo, un azzurro cupo e molto scuro. Le famiglie nobili possedevano
una o più gondole de casàda con cui si facevano trasportare per affari o
diporto. I cosiddetti freschi, occasioni di incontro e mondanità, erano vere e
proprie passeggiate in barca che si svolgevano per la città. Questa abitudine
dette origine anche ad un genere musicale, la cosiddetta canzone da batèlo, che
ebbe il suo massimo fulgore nel Settecento ma che ancora oggi è molto praticata
a scopi turistici. La corporazione dei gondolieri è stata sempre governata da
uno statuto, detto Mariègola, in cui si stabilivano i doveri degli
appartenenti. Dagli atti della corporazione è possibile desumere una serie di
interessanti notizie, sia tecniche che economiche. Ad esempio è documentato che
alla metà del Settecento le gondole a Venezia fossero all'incirca
millecinquecento.
Nello sport e nel turismo:
Questa
imbarcazione è attualmente usata soprattutto a scopi turistici(Fig.6), ma anche
per cerimonie come matrimoni e funerali, nonché come traghetto per trasportare
le persone da una riva all'altra del Canal Grande. Per quest'ultimo compito
vengono utilizzati i cosiddetti gondolòni o barchette, particolarmente capienti
e mossi da due rematori, uno a poppa e l'altro a prua. L'usanza è assai antica
(i primi documenti che regolamentano il funzionamento dei traghetti risalgono
alla metà del Trecento) e i luoghi di transito come la Ca' Rezzonico o la Ca'
d'Oro sono segnalati dal nome delle calli (Calle del traghetto). Un altro uso
della gondola è quello sportivo, in regate dedicate alle imbarcazioni della
tradizione veneziana, come la celebre Regata Storica. In queste gare si usano anche gondole di formato
ridotto a due rematori dette gondolini.(fonte web di pubblico dominio)