giovedì 23 febbraio 2017

La Societa' di navigazione "Tirrenia(Flotte Riunite Florio-Citra)" 1932/1936

                                                                     
  
LA SOCIETA’ DI NAVIGAZIONE “TIRRENIA(FLOTTE RIUNITE FLORIO-CITRA)”                                                                              1932/1936    


La crisi economica Americana del 1929,spingendo al ritorno in patria una parte degli emigrati,aveva inizialmente avvantaggiato le compagnie di navigazione italiane,ma presto il flusso dei passeggeri si ridusse notevolmente e l’entrata in servizio di grandissimi piroscafi come il REX e il CONTE DI SAVOiA finiva per rivelarsi un grosso  errore.Le difficolta’ da esse attraversate convincevano,alla fine del 1931,il governo fascista dell’opportunita’ di seguire l’esempio dei governi tedesco,statunitense e giapponese,e di concentrare le quindici imprese concessionarie di servizi marittimi sovvenzionati in quattro grandi societa’:pochi mesi dopo venivano cosi’ costituite la Tirrenia,l’Italia e l’Adriatica in aggiunta al vecchio Lloyd Triestino.La Tirrenia nasceva dalla fusione,dichiarata dal governo di “pubblico interesse” tra la “Florio-Societa’ Italiana di Navigazione”e la “Compagnia italiana Transatlantica”(Citra).La prima era stata fondata nel dicembre 1925 dall’industriale palermitano Ignazio Florio e dal fratello Vincenzo_eredi di una famiglia che nel 1881 aveva dato all’Italia la Navigazione Generale Italiana,la piu’ grande compagnia di navigazione del Mediterraneo dopo le Messaggeries Maritimes di Marsiglia-allo scopo di gestire  i servizi marittimi sovvenzionati del basso Tirreno e diramazioni nel Nord Africa,con una sovvenzione governativa di £23.650.000,aumentata a £ 35.475.000 nel 28,che le aveva consentito di distribuire nell’ultimo triennio dividendi  del 5-6%.Il suo capitale azionario di 50.000.000 di lire apparteneva ormai quasi interamente alla Societa’ Finanziaria Induastriale  Italiana  di Milano(Sofindit),presieduta dal futuro ministro delle finanze Guido Jung,palermitano,che all’inizio degli anni Trenta aveva rilevato le partecipazioni azionarie della Banca Commerciale  Italiana in 400 industrie,a alla stessa Comit,che controllava l’indebitatissima Societa’ Finanziaria Florio,titolare a sua volta di circa la meta’ delle azioni della societa’ di navigazione,largamente assorbite dai debiti verso la stessa banca,che gia’ per suo conto attraversava momenti difficilissimi.Anche la Citra era stata fondata nel 1925,a Genova,per gestire i servizi sovvenzionati marittimi dell’ Alto Tirreno e alcune linee per il Nord  e per l’Africa Orientale.E anche il suo capitale azionario di 60.000.000 di lire era finito in buona parte a una banca,il Credito Italiano,che lo aveva poi ceduto alla societa’ Finanziaria Italiana di Milano(Sfi) presieduta da Mario Rossello.Mentre pero’ la Florio,grazie all’aumento del 50%  della sovvenzione iniziale e ad altre agevolazioni,era riuscita a conservare integro sino al 1932 il suo capitale azionario,la Citra,che non sembra fosse riuscita a ottenere un miglioramento della sovvenzione iniziale,aveva subito nel biennio precedente quasi dieci milioni di perdite e al momento della fusione si ritrovava con un capitale azionario ridotto a circa un quarto;il suo apporto alla nuova societa’,in considerazione delle passivita’,fu infatti valutato in appena 15 milioni e 800.000 lire nette.Piu’ che fondersi con la Citra,la Florio percio’ assorbiva la compagnia genovese,realizzando un ottimo affare,perche’ acquisiva un patrimonio navale in gran parte  nuovo a condizioni relativamente modeste.Non a caso,infatti,si parlava di “apporto da parte delle Citra alla Florio della propria flotta e relativi corredi e dotazioni e provviste di bordo e nei magazzini”per una valutazione di £ 131.600.000.L’apporto attivo della Citra era pero’ in gran parte assorbito dai debiti ipotecari sulla flotta: £ 5.800.000 a favore del Consorzio Sovvenzioni Valori Industriali e £ 112.800.000 a favore del Consorzio di Credito per le Opere Pubbliche.Solo questi ultimi venivano accollati alla Florio,conteggiandoli per  £ 110.000.000.Il saldo attivo di £ 15.800.000 veniva pagato alla Citra con obbligazioni al 5% del Consorzio di Credito per le Opere Pubbliche,per un importo di £ 800.000,e con 30.000 azioni del valore nominale di £ 500 cadauna,per un importo di £ 15.000.000 emesse al momento della fusione nell’aprile del 1932.La nuova societa’,che adottava lo statuto della Florio opportunamente modificato,assumeva la denominazione di “Tirrenia(Flotte Riunite Florio-Citra)”-con sede di rappresentanza a Roma,direzione generale,sede di armamento e di esercizio a Napoli,sedi compartimentali a Genova e Palermo-e subentrava alle due cessate compagnie nelle convenzioni  marittime con lo Stato e nella sovvenzione annua di £ 78.575.000.La scelta di Napoli come sede di armamento ed esercizio era una vera e propria imposizione del Governo a danno di Genova e Palermo,”una iniziativa ardita che intanto pote’ realizzarsi in quanto imposta dall’alto,tacitando qualsiasi protesta”.Il capitale sociale veniva stabilito in 65 milioni e ripartito in 130.000 azioni(78.000 di categoria A e 52.000 di categoria B)da £ 500 cadauna(100.000 ai soci ex Florio e 30.000 ai soci ex Citra),in larga maggioranza nelle mani della Sofindit e della Finanziaria Florio,che a fine 1932  possedevano rispettivamente 50.060 (38,5%) e 46.200 azioni (35,5%).Il patrimonio era costituito soprattutto dai 40 piroscafi delle due cessate compagnie,dall’eta’ media  di circa 10 anni e per una stazza lorda di 205.000 tonnellate.Comprendeva anche 94 azioni da £ 1.000 della S.A. Cassa liquidazione per le operazioni a termine  s/merci,350 azioni da £ 200 della S.A: Ente Bacini di Genova,510 azioni da £ 500(solo parzialmente versate)della S.A. Calatimbar di Genova,120 azioni da £ 1.000 della S.A. Espresso Bagagli di Genova,conferite dalla ex Citra  e valutate complessivamente £ 529.000;L’intero pacchetto azionario per un capitale  nominale di 5 milioni della Societa’ Sarda di Navigazione,che gestiva i servizi locali della Sardegna con una sovvenzione annua di £ 4.064.000;e ancora l’intero pacchetto azionario della Societa’ Agenzie Florio(5.000 azioni del valore nominale di £ 500 cadauna),2.250 azioni della Finanziaria Florio per complessive £ 25.000 e 10.000 azioni della Societa’ Grandi Alberghi Siciliani(per complessive £ 200.000),la societa’ cui apparteneva l’albergo Villa Igea di Palermo: si trattava di azioni  che in vari tempi i Florio avevano ceduta alla ex Florio-Societa’ di Navigazione,ormai completamente svalutate,se un anno dopo il valore a bilancio corrispondeva per le azioni della Finanziaria Florio a £ 11 cadauna(valore nominale  £500) e per le azioni Sgas a £ 20 (valore nominale  £ 100).Il bassissimo valore delle azioni della Finanziaria Florio,che pure nominalmente deteneva oltre un terzo della Tirrenia,era la conseguenza del suo grave indebitamento nei confronti della Comit.A presiedere il C d’A della nuova compagnia venne chiamato l’ammiraglio conte Carlo Pignatti Morano,con vicepresidenti il Sen. Marchese Ferdinando Del Carretto e il prof. Francesco Berlingieri,consiglieri delegati l’ing.Carlo Augusto Linch e l’ammiraglio Alessandro Ciano,consiglieri Ignazio Florio,il conte Salvatore Tagliavia,l’on. Avv. Giuseppe Marchesano e l’on,Biagio Borriello.Anche se non avevano piu’ il controllo delle loro azioni,i fratelli Florio riuscivano a mantenere ancora un certo controllo della Tirrenia,dato che uno dei due consiglieri  delegati era l’ing. Linch,loro procuratore generale,e che del Cd’A,oltre a Ignazio Florio,facevano parte due palermitani a loro molto vicini,il conte di Tagliavia e l’on.Marchesano,loro legale,mentre uno dei sindaci era Vincenzo Caruso,la cui famiglia era da oltre mezzo secolo al loro servizio.


CONTINUA…………………………………………….

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