lunedì 25 marzo 2013

MEDICI E MALATI SUI GRANDI VELIERI (Terza parte)




MEDICI E MALATI SUI GRANDI VELIERI (Terza parte)
                                                               


Sorgevano pero’ a questo punto altri inconvenienti,riguardanti principalmente la sopravvivenza di quei feriti che non potevano essere trasportati subito nell'infermeria, nonchè i sistemi di trasferimento di feriti lungo angusti e tortuosi passaggi di una nave da guerra in ferro.Al primo problema si tento’ di far fronte con l’istituzione di un pacchetto individuale di di medicazione e di altri strumenti di assistenza sommaria alla portata di tutti i combattenti,mentre per il trasporto dei feriti,al posto delle amache individuali che sottoponevano il soggetto a pericolosi scossoni,compressioni e ripiegamenti,fu adottata la doccia “AUFFRET”, modellata sul corpo umano che veniva cosi’ sostenuto immobile in tutte le sue parti.
In infermeria il chirurgo era chiamato ad intervenire soltanto per tamponare emorragie,immobilizzare arti fratturati e occludere cavità o grandi lacerazioni,mentre la ricerca e l’asportazione di eventuali schegge dal corpo del ferito doveva essere effettuata in un secondo tempo.La provvisorietà di tali cure a bordo delle unita’ da guerra raccomandava quindi un immediato ricovero dei feriti su navi ospedale appositamente attrezzate e protette da norme internazionali.Sotto l’impulso dato alla medicina e all'igiene navale da illustri studiosi inglesi,francesi,olandesi e italiani aumento’ nelle flotte del secolo XIX la dotazione delle navi ospedale,per lo più ricavate da unita’ mercantili adattate.La marina britannica  ebbe navi cosi’ attrezzate in Crimea e in Cina tra il 1856 e il 1857,mentre nella campagna del 1866 culminata nella sfortunata battaglia di Lissa la giovane marina italiana si servi’ del vapore ospedale “WASHINGTON”.Fu pero’ negli Stati Uniti che venne varata nel 1861,durante la guerra di Secessione,la prima nave ospedale ideata fin dall'origine come tale: la “General F.K.Barnes” di 1.400 tonnellate.
Le condizioni igienico-sanitarie sulle navi mercantili adibite a trasporto passeggeri di massa negli ultimi anni del 1800 erano ancora più preoccupanti di quelle esistenti sulle navi da guerra del periodo.Ai lussi sfrenati e agli invidiabili conforti garantiti all'alta società a bordo di comodissimi piroscafi,si contrapponevano le miserevoli condizioni riservate agli emigranti, considerati dagli armatori più alla stregua di merce che di esseri umani.Infatti per elevare i propri profitti le Compagnie di navigazione miravano a trasportare il maggior numero di persone per singolo viaggio,disinteressandosi delle condizioni di benessere e di salubrità in rapporto allo spazio disponibile a bordo.Non mancarono alcune proposte per migliorare su tutte le rotte marittime il trattamento dei passeggeri non ricchissimi,come testimonio’ la presa di posizione del rappresentante americano alla Conferenza sanitaria internazionale di Parigi del 1894;ma l’enorme sviluppo dell’emigrazione di fine secolo era troppo allettante per convincere gli avidi armatori del periodo a mutare la propria linea di condotta.Cosi’ ancora per lunghi anni si assistette al via vai per l’Atlantico di veri e propri ghetti naviganti,colmi di diseredati diretti al Nuovo Mondo e sorretti solo dalla speranza.
La generale anzianità dei bastimenti li rendeva lenti e prolungava nel tempo i disagi dei trasportati;le pessime condizioni igieniche dovute all'ammassamento dei passeggeri,ma anche all'insufficiente personale adibito alla pulizia di bordo;la scarsa ventilazione dei locali sotto coperta;la penuria di personale medico;la non osservanza di misure profilattiche come l’isolamento di malati contagiosi;la mancanza di regolamenti sanitari comuni che potessero vietare nei porti l’imbarco a chi riconosciuto affetto da malattie infettive:queste erano le condizioni in cui si viaggiava.Inoltre ogni individuo imbarcato disponeva di uno spazio di metri cubi 2,50 nel corridoio superiore e di metri cubi 2,75 nell'inferiore,compreso lo spazio occupato dalla mobilia e dal bagaglio!Sui piroscafi che trasportavano i pellegrini alla Mecca veniva concessa una superficie di 84 centimetri quadrati a passeggero. 

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