lunedì 25 marzo 2013

MEDICI E MALATI SUI GRANDI VELIERI (seconda parte)




MEDICI  E  MALATI  SUI  GRANDI VELIERI (Seconda parte)
                                                                      


Anche la nutrizione degli equipaggi segui’ il naturale progresso riguardante le condizioni igienico-sanitarie di bordo e fu introdotto l’uso del controllo delle razioni imbarcate nonchè del rancio quotidiano.Con l’avvento del vapore la cucina di bordo subi’ inoltre un notevole progresso tecnico;venne infatti adottata al proposito una grande cassa di ferro a struttura cellulare,uniformemente riscaldata da un forno a carbone centralizzato e furono imbarcati i primi efficienti apparati di distillazione dell’acqua marina.Anche la tecnica di conservazione dei cibi a bordo subi’ una grande evoluzione nei primi decenni del vapore ed accanto ai tradizionali sistemi di essiccamento,salatura e affumicatura degli alimenti,affiancati in taluni casi dalla conservazione sotto sabbia,fu introdotta la mezza cottura,soprattutto per le uova,e vennero impiegati  nuovi recipienti di latta chiusi ermeticamente dopo averne estratto l’aria.Ma l’invenzione che in tale campo si rivelo’ determinante fu il frigorifero ad ammoniaca,nato nel 1859 ad opera di Carre’ e installato poi,con gli opportuni adattamenti,a bordo delle navi alla fine del secolo.L’avvento del vapore segno’ l’insorgere di nuove malattie a bordo delle navi in ferro.Per loro stessa costituzione infatti le corazzate della seconda meta’ del XIX secolo non potevano prevedere numerose apertura per la ventilazione dei locali sottocoperta senza mettere a repentaglio la propria sicurezza che sull’impenetrabilita’ della struttura faceva affidamento. Da ciò le accresciute difficolta’ di ricambi d’aria e l’insorgere di un nuovo morbo,inizialmente chiamato appunto “febbre delle corazzate”dal medico navale americano Holden che l’aveva constatato per primo sui monitor della guerra di Secessione.Tale malattia insorgeva con i sintomi del tifo e progrediva  verso il quarto giorno con violente cefalgie,seguite da casi di afonia completa e di asfissia con esito letale.Pertanto verso la fine del XIX secolo alle caratteristiche trombe d’aria che si innalzavano sui ponti delle unita’ si affiancarono sempre piu’ numerosi e potenti ventilatori a vapore ed elettrici,che oltre a realizzare un’areazione forzata abbassavano la forte temperatura generata a bordo dalle numerose fonti di calore e contribuivano a ridurre la percentuale dei casi di anemia tra i fuochisti.A tale proposito nel 1857 si ha notizia di alcuni lavori di miglioramento sulla ventilazione della corazzata LEPANTO per merito dell’allora macchinista principale Signor Cibelli,che modificando la disposizione di qualche conduttura  e l’efficacia dei ventilatori riusci’ a ridurre la temperatura nei locali macchine da 40 a 30 gradi centigradi.Oltre alle malattie dovute ai problemi di ricambio d’aria e all'eccessiva temperatura a bordo,si riscontrarono sulle navi militari di fine secolo XIX altre morbosita’,diffuse del resto in quell'epoca a livello mondiale: malaria,nevrosi e tubercolosi polmonare.Erano infine presenti a bordo in modo massiccio le malattie del sistema digerente,dovute prevalentemente ai perduranti  errori dietetici e alla discutibile qualita’ del rancio,nonchè le malattie veneree determinate dalla sempre troppo scarsa igiene personale e dalla frequenza in massa di postriboli di infimo grado da parte dei marinai.Alla fine del secolo XIX anche il soccorso ai feriti in combattimento fu al centro di numerosi dibattiti medici.Ci si chiedeva in conclusione se fosse preferibile che il chirurgo si portasse presso i feriti durante il combattimento,oppure se fosse conveniente trasportare i feriti da lui.Fu confermata alla fine quest’ultima consuetudine,soprattutto allo scopo di ridurre i tempi morti nell’attivita’ del chirurgo,che poteva cosi’ operare in continuazione nell’apposita infermeria.

Continua……………………………………………
           

       

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