giovedì 23 agosto 2012

Note Storiche - Seconda Parte


NOTE  STORICHE  - IN MILLE SUL MARE
Seconda parte

Seppe che a difesa di Marsala non vi era nessuna guarnigione a terra ne’ alcuna nave borbonica;alla fonda in porto stavano solo due cannoniere inglesi,la Argus e la Intrepid,con il compito di proteggere gli interessi commerciali della colonia britannica e delle case vinicole INGHAM e WOOD. Alle ore 12.45 i due piroscafi garibaldini entrarono indisturbati in porto. Lo sbarco dei volontari e delle armi dal Piemonte procedette rapido,mentre quello degli uomini di Bixio dal Lombardo fu laborioso e richiese più tempo. Quando a terra  era stato posto soltanto un quarto del materiale,giunse,improvvisa,la notizia che stava per arrivare una nave nemica, la pirocorvetta borbonica Stromboli armata con 6 cannoni,al comando dell’ammiraglio Guglielmo Acton. Si temette il peggio. Acton,entrando nel porto di Marsala,scoprì per caso che c’erano i garibaldini e si comportò in modo tale da far nascere poi il sospetto che fossero d’accordo con loro. Altri lo accusarono di negligenza e inettitudine. Sta di fatto che la marina borbonica aveva avuto sin dal 18 Aprile 1860 precise istruzioni dal suo governo per impedire ad ogni costo eventuali sbarchi di filibustieri. Ben quattordici navi e due rimorchiatori erano stati destinati per crociere di vigilanza nelle acque della Sicilia.Fra queste navi,al comando del capitano di vascello Francesco Cossovich,vi erano nelle vicinanze di Marsala il giorno in cui vi sbarcò Garibaldi la fregata a vela Partenope armata di 60 cannoni,la corvetta a vela Valoroso con 12 cannoni,la già citata pirocorvetta Stromboli e il piroscafo mercantile Capri con 2 cannoni. Scorti i due piroscafi nemici, Acton esitò a lungo. Per prima cosa mandò sotto le cannoniere inglesi un suo battello,per informarsi di quello che accadeva. Quindi,non soddisfatto delle informazioni avute,mandò un secondo battello con il tenente De Liguoro a chiedere ulteriori notizie. Finalmente alle ore 16,si decise ad aprire il fuoco contro il Lombardo,ma ormai era troppo tardi: i garibaldini e tutte le armi erano già a terra. Inutile si rivelò anche una bordata sparata da lì a poco dalla fregata Partenope,sopraggiunta nel frattempo.
I due piroscafi,sbarcati i volontari,furono fatti allagare da Garibaldi e,solo a sera,una volta vuoti,i napoletani issarono su di essi la bandiera borbonica. Il Piemonte fu quindi rimorchiato a Napoli come trofeo di guerra. Il Lombardo che Bixio intenzionalmente aveva fatto arenare all’entrata del porto,venne poi recuperato dai volontari,portato a Palermo e aggregato alla marina garibaldina.
Mentre i garibaldini  marciavano su Calatafimi e Palermo,le navi di Cavour erano state mobilitate per assistere da prudente distanza allo svolgersi degli avvenimenti. Ancor prima,durante il viaggio dei Mille da Quarto a Marsala,la divisione navale sarda,che era a Livorno al comando dell’ammiraglio Carlo Persano, aveva avuto ordine di controllare la situazione. Durante la sosta di Garibaldi a Porto Santo Stefano,venne mandata a vigilare la costa toscana la pirofregata Vittorio Emanuele armata con 52 cannoni. Caduta Palermo,Persano andò in quel porto con la squadra. Da questo momento l’azione sarda diventò di palese aiuto alla rivoluzione siciliana.
Giuseppe Garibaldi,intuendo l’importanza della marina nelle operazioni che aveva in animo di compiere,si preoccupò sin dall’inizio di allestire una flotta omogenea,organizzandola anche dal punto di vista amministrativo. Nel formare a Palermo il governo dittatoriale,il 13 Giugno egli costituì un apposito ministero della Marina e lo affidò al tenente di vascello Piola Caselli,il
quale,dimessosi dalla marina sarda era passato a quella siciliana divenendo segretario di Stato. La flotta di Garibaldi cresceva di numero e potenza. Dal comitato centrale del Bertani giungevano in dono il rimorchiatore a ruote Oregon,il trasporto a vapore Washington e il trasporto a ruote Franklin; in Inghilterra  e in Francia venivano comperati direttamente dal governo dittatoriale siciliano i trasporti a ruote Cambria,Rosolino Pio,e Indipendenza,l’avviso a ruote Weissel,gli avvisi a vapore Calatafimi e Ferruccio,il trasporto a vapore Vittoria e un avviso a vela,il vascello Benvenuto. Passava sotto bandiera garibaldina anche un piroscafo borbonico,la cannoniera ad elica Veloce,che fu ribattezzato Tukory,nome di un valoroso colonnello ungherese caduto a Palermo.Con il Tukory venne compiuta l’unica azione veramente audace della marina siciliana:l’assalto nella notte del 13 Agosto 1860 al cantiere di Castellamare di Stabia per impossessarsi del vascello borbonico Monarca. L’impresa dei garibaldini,al comando del capitano di corvetta Burone Lercari,fallì per l’imprevista e rabbiosa reazione dei marinai napoletani che,per ordine di Acton,aprirono un nutrito fuoco di fucileria. Arrivato trionfalmente a Napoli il 7 settembre,Garibaldi cedette a Vittorio Emanuele 14 navi,pari a circa 12.500 tonnellate di stazza.

Ammiraglio Caracciolo


                                   Come morì Francesco Caracciolo


                     IMPICCATO DA NELSON
                     L’EROE DELLA FLOTTA

Ecco come Harold Acton descrive nel suo libro I BORBONI DI NAPOLI,Martello editore,la fine di Francesco Caracciolo.Ammiraglio della flotta napoletana,il più grande del secolo XVIII,Caracciolo fu fatto impiccare da Orazio Nelson,suo compagno d’armi ,per essersi schierato con la repubblica e contro il suo re,nel 1779. Mentre Caracciolo moriva,Nelson  pranzava allegramente sulla nave FOUDROYANT con la sua amante lady Hamilton e con il marito di lei,ambasciatore d’Inghilterra a Napoli.
Caracciolo era nato il 18 Gennaio 1752 e John Acton lo mandò ad addestrarsi sulle navi inglesi nella guerra d’America. Diventò poi famoso combattendo contro i pirati,era il marinaio più illustre e amato della flotta. Seguì Ferdinando IV in fuga a Palermo nel 1798,ma chiese di tornare a Napoli,dove capeggiò la marina repubblicana. Catturato e incolpato di aver preso le armi contro il suo re,rispose:-Sono accusato di aver abbandonato il re. L’accusa e’ falsa: il re abbandonò me e i suoi sudditi. Nelson, che Caracciolo lo aveva spesso criticato quando combattevano insieme, lo mandò a morte con una procedura che offendeva le più elementari norme del diritto.
Il giornale di bordo della FOUDROYANT riferisce che il 28 ogni nave mandò una scialuppa equipaggiata e armata,ad occuparsi di alcuni battelli che uscivano dal porto,carichi di prigionieri di stato. Poi continua: -Sabato 29, Moderato e coperto. Diversi tra i più importanti prigionieri furono messi sotto custodia in differenti navi. Una scialuppa fa acqua. A.M. Venti leggeri. Lavatura sotto coperta. Asciugatura delle vele. Alle 9,si e’ riunita a bordo una corte marziale per giudicare il cavaliere Francesco Caracciolo reo di ribellione. I vascelli NORTHUMBERLAND,GOLIATH  SAN SEBASTIAN e ALEXANDER sono in guardia
.Domenica 30.Moderato e coperto. Impiego occasionale. Alle 5 p.m. da ogni nave hanno preso terra le ultime truppe da sbarco. La sentenza della corte marziale di ieri(questa era l’indicazione del giornale di bordo poichè in marina le giornate cominciano a mezzogiorno)fu eseguita a bordo di una fregata napoletana..Il cavaliere Francesco Caracciolo venne impiccato. Fatta l’adunata dell’equipaggio per decidere i turni di guardia. I vascelli SWIFTSURE,VANGUARD,POWERFUL e MAJESTIC sono di guardia. La condanna a morte di Caracciolo era già stata decisa in precedenza. La regina aveva scritto a tutti i suoi corrispondenti che lo considerava il più nocivo di tutti i ribelli. Quando venne a saper che Caracciolo non era tra quelli dei Castelli,scrisse:-Mi dispiace molto della fuga di Caracciolo,perchè ritengo che un pirata come lui,al largo,potrebbe mettere in pericolo la sacra persona del re,e perciò,vorrei che a questo traditore venisse tolta la possibilità di fare del male…-
Per dieci giorni il disgraziato ammiraglio era fuggito da un posto all’altro(c’era una taglia sulla sua testa),ma,tradito da uno dei suoi servitori,fu tirato fuori da un pozzo e consegnato a Scipione La Marra,emissario della regina. Ancora vestito da contadino venne trascinato a bordo della nave ammiraglia alle nove del mattino,con le mani legate dietro la schiena. Il capitano Hardy ordinò che fosse slegato e portato in una cabina,sorvegliato da un tenente e due marinai. Rifiutò di toccare il cibo che gli fu offerto. Alle dieci Nelson convocò una corte marziale,composta da cinque Ufficiali napoletani e dal presidente conte Thurn, un austriaco al servizio del re,il cui rapporto a Ruffo fu l’unico autentico documento di quel tempestoso e dibattuto processo. Alle dodici Caracciolo venne giudicato colpevole di alto tradimento,e condannato ad una morte disonorante. La sentenza venne allora sottoposta a Nelson,il quale diede l’ordine a Thurn di farla eseguire alle cinque di quello stesso giorno sull’albero di trinchetto,stabilendo inoltre che il condannato dovesse rimanere appeso fino al tramonto,dopo di che la cima sarebbe stata recisa ed il cadavere lasciato cadere in mare……
……………………..CONTINUA